Statistiche siti
E’ arrivata questa mattina intorno alle 9 (ora italiana) la cattiva notizia che Team Sanya aveva rotto un timone, proprio quando la barca si...

Oceano Pacifico – E’ arrivata questa mattina intorno alle 9 (ora italiana) la cattiva notizia che Team Sanya aveva rotto un timone, proprio quando la barca si trovava al comando della quinta tappa partita la scorsa domenica da Auckland in Nuova Zelanda verso Itajaì, in Brasile, a circa 5.500 miglia dalla meta.

Raggiunto al telefono, lo skipper di Team Sanya ha spiegato quanto avvenuto a bordo: “E’ incredibile, sono senza parole. E’ triste e ancora una volta non ha nulla a che fare con noi. Il timone si è spezzato fra scafo e coperta, che è la cosa peggiore che possa succedere. I ragazzi hanno appena finito di tappare il buco, un lavoro per cui hanno impiegato due ore e abbiamo montato il timone di rispetto. Stavamo navigando veloci, fra i 20 e i 30 nodi in buone condizioni, vento a raffiche sui 30 nodi, cioè le condizioni in cui queste barche sono più veloci. Eravamo contenti, in prima posizione e ben messi per guadagnare ancora vantaggio. Era un vantaggio che ci eravamo guadagnati con cinque giorni di duro lavoro. Siamo distrutti, non ce ne rendiamo ancora conto fino in fondo”.

Sanderson ha spiegato che il team si è messo subito al lavoro per evitare il peggio: “Eravamo in modalità sicura. Dovevamo preservare la barca, tutto il compartimento di poppa era allagato, direi tre o quattro tonnellate d’acqua che premevano sulla struttura. Il fatto è che avevamo tutte le vele in coperta a poppa, il ballast posteriore pieno e tutto il materiale sottocoperta indietro, quindi la barca era appoppata. Appena ci siamo fermati l’acqua ha cominciato a entrare. E’ la seconda volta che ci capita ed è una cosa che fa paura”.

Sanderson ha raccontato di come l’equipaggio si sia accorto del problema: “Richard Mason stava timonando e io ero al carteggio. Abbiamo sentito un colpo fortissimo e abbiamo capito di essere nei guai, non sapevo di cosa si trattasse ma sapevo che era grave. Poi abbiamo strapuggiato cercando di arrotolare il gennaker. Ci siamo sdraiati con le vele in acqua, avevamo la chiglia basculata dalla parte sbagliata e anche tutti i pesi”. Sanderson ha detto che pur non essendo chiara la dinamica dell’incidente ci potrebbero essere cause diverse: “Le barche vanno veloci, potrebbero essere state due cose, un’onda che è ritornata oppure potremmo aver urtato un’altra volta un oggetto galleggiante. Non sono sicuro, tutto ciò che so che abbiamo un brutto buco nella barca”.

Ovviamente l’equipaggio ha subito un forte contraccolpo emotivo: “Siamo devastati, davvero. Eravamo così felici di come avevamo navigato, vinto la Pro-Am e guidato la partenza della tappa quindi è molto, molto triste. Ora abbiamo una corsa contro il tempo da affrontare solo per arrivare in Brasile. La cosa più importante è che stiamo tutti bene”.

Questo è il terzo stop per Sanya dall’inizio della regata. Il team era stato vittima di un grave problema allo scafo poco dopo la partenza della prima tappa da Alicante che lo aveva costretto al ritiro dalla frazione e a spedire la barca via nave a Città del Capo dove era stata riparata. Nella seconda tappa un problema al sartiame aveva obbligato Team Sanya a far scalo in Madagascar per le riparazioni.

Intanto, superata la zona di transizione, il resto della flotta è entrata la scorsa notte nel Pacifico meridionale e in un flusso di venti portanti che si prevede possa portarla fino a Capo Horn, nelle ultime dodici ore le barche hanno ripreso a volare con andature in poppa a velocità superiori ai 20 nodi.

Al rilevamento delle ore 14 i francesi di Groupama erano ancora in testa con un vantaggio di sole 3,9 miglia su Camper ETNZ. Stu Bannatyne, co-skipper della barca bianca e rossa, alla sua sesta Volvo Ocean Race ha detto che: “Sicuramente la migliore navigazione al mondo è questa, è quello che stavamo aspettando. Ce la godremo per un po’. La nostra tattica è semplicemente di andare veloci verso capo Horn, in sicurezza”. A conferma delle previsioni meteo, Franck Cammas skipper di Groupama ha spiegato che il vento si è tenuto costantemente oltre i 30 nodi sulla raffica e che il suo team si stava preparando a un aumento: ”Abbiamo ridotto la superficie velica e ci stiamo preparando per un periodo duro per. Però quando abbiamo costruito la barca pensavamo proprio a questo tipo di condizioni e ci siamo allenati per affrontarle. Sembra che ci sarà più vento del previsto e l’attesa è un po’ stressante. Non so se sarà divertente timonare e navigare fra le onde o se sarà sopravvivenza, tenere stretto il timone per non cadere. Dovremo trovare un compromesso fra prestazioni e sicurezza”.

Anche il navigatore di Puma Berg, Will Oxley, ritiene che i prossimi giorni saranno una questione di sopravvivenza: “Al momento cerchiamo di andare il più velocemente possibile, non ci preoccupiamo troppo della classifica, ma piuttosto di non rompere nulla”.

Alle spalle degli americani, i leader della classifica gli spagnoli di Team Telefónica sono quarti, seguiti da Team Sanya quinto mentre Abu Dhabi continua a chiudere la flotta e a rincorrere, cercando di riavvicinarsi ma ha ancora un distacco superiore alle 380 miglia.

Ieri sera lo scafo guidato da Iker Martínez è stato il primo a scendere a sud per cercare di agganciare il nuovo vento prima degli avversari. Tuttavia la scelta è costata cara agli iberici che all’ultimo rilevamento accusano un ritardo di 50,7 miglia da Groupama: “Non posso nascondere il fatto che sono furioso per la situazione nella quale siamo – ha detto lo skipper basco Iker Martínez – E’ successa una cosa che non ci aspettavamo, non avremmo potuto immaginare che al nord avrebbero preso la stessa aria e un giro a favore. Una separazione laterale di poche miglia ce ne è costata più di 30 da Groupama, un distacco che probabilmente aumenterà nelle prossime 24 ore, speriamo non tanto. Ci aspettano dei giorni complicati, con alte velocità che rendono le manovre e la navigazione molto importanti. Spero riusciremo a tenere tutto sotto controllo e al tempo stesso a essere veloci”.

La flotta avanza con venti da ovest fra i 22 e i 28 nodi, con raffiche superiori ai 40 nodi a una latitudine inferiore ai 47° sud, dove si trova il limite della zona di esclusione dalla navigazione, stabilita per evitare il pericolo di iceberg, distante circa 500 miglia dalla prua dei francesi. Il meteorologo della regata, Gonzalo Infante, analizza così le prossime ore: “La flotta è un vento da sud-ovest collegato a un sistema depressionario del Pacifico. Non si tratta di un sistema che si muove molto velocemente, quindi i team si ritroveranno nella bassa pressione per i prossimi giorni. La bassa crea venti molto forti, violenti e molto freddi perché provengono da sud, che potrebbero raggiungere una forza di tempesta. Le barche raggiungeranno velocità molto alte, che dipendono comunque dallo stato del mare, e potenzialmente nei prossimi due giorni potrebbero stabilire il nuovo record di percorrenza sulle 24 ore”. Come si ricorderà il primato è stato stabilito da Ericsson 4 nell’edizione 2008/09 della regata con 596,6 miglia, ovvero con una media di 24,85 nodi.

Posizioni al rilevamento delle ore 13 GMT (14 ora italiana) del 22 marzo 2012:
1. Groupama Sailing Team a 5.424,8 miglia da Itajaí
2. Camper ETNZ, +3,9
3. Puma Berg, +25,9
4. Team Telefónica, 
+50,7
5. Team Sanya, +130
6. Abu Dhabi Ocean Racing, +381,1

No comments so far.

Be first to leave comment below.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *