Volvo Ocean Race, la North Sails e i “motori” dei nuovi VO65
In evidenzaNorth SailsOceanoVelaVolvo Ocean Race 28 Luglio 2014 Zerogradinord 0
Minden – Correva il 1995 quando lo stabilimento North Sails di Minden venne rivoluzionato per fare spazio all’allora neonata tecnologia 3DL: un passaggio cruciale nella storia del sailmaking, che si è ripetuto nel 2010, con l’introduzione del 3Di.
“La tecnologia 3D è stata sviluppata da North Sails, che ne detiene la titolarità – spiega Brian Loshbough, responsabile operazioni di North Sails – ed è per questo che quando siamo al lavoro curiamo ogni singolo passaggio in modo maniacale, seguendo, quando possibile, sempre lo stesso procedimento“.
In uno stabilimento che produce il 100% delle vele 3Di, e il 75% di quelle in 3DL, puntare a profili che siano affidabili è l’obiettivo principale. Una mission da sempre perseguita dal team North Sails, capace di spaziare dalle vele più piccole a progetti di dimensioni imponenti, come quelli relativi ai nuovi VO65, nei quali la capacità di ripetersi, vista l’introduzione della formula one design, è la chiave di tutto.
VO65: svolta one design
Spiega Bruno Dubois, veterano della Volvo Ocean Race: “Fare le vele per una regata come la Volvo è qualcosa che va oltre la semplice arte. Devono essere prodotti molti profili nel giro di breve tempo e solo North Sails ha la struttura, gli uomini e la capacità per assicurare la realizzazione di un prodotto che sia davvero one design“.
Ciò perché a Minden, oltre agli addetti alla produzione, lavorano il team ricerca e sviluppo, oltre a diversi sail designer di grande esperienza e ingegneri specializzati nello studio dei materiali. Grazie a loro, le vele griffate North Sails vedono la luce al termine di un procedimento “scientifico”, nel corso del quale ognuno segue compiti ben definiti, destinati a ripetersi identici e ad esaurirsi in sequenza.
Ecco quindi che le vele dei VO65 nascono allo stesso tempo e allo stesso modo, passaggio dopo passaggio. Si parte dal posizionamento dei nastri, tutti identici per peso e dimensioni. Gli stampi vengono impostati una sola volta e le vele consolidate l’una dopo l’altra, sino ad avere sette rande in lavorazione al tempo stesso: “Il procedimento è comunque lo stesso che viene impiegato per confezionare i profili di un J/88 o di un Baltic 152 – aggiunge Loshbough – ciò che cambia è il disegno, che resta la parte creativa, di esclusiva competenza del sail designer. Ma anche quello, nel caso dei VO65, è identico“.
La linea di produzione: la fase uno
Ma come nasce esattamente una vela destinata a girare il mondo e ad esplorare gli Oceani più remoti?
Tutto ha inizio nel North Sails Building 2, più esattamente al cosiddetto Pregger: “E’ una macchina che crea i nastri unendo e alternando tra loro diverse fibre (dyneema, carbonio e aramide) prima di rendere il legame indissolubile mediante l’impiego di resine – spiega il responsabile della produzione James Hardiman, da dodici anni in North Sails – Dopo una veloce fase di asciugatura, i nastri, ancora grezzi, vengono avvolti su nuove bobine e passati a una nuova fase della lavorazione, nel corso della quale vengono rifiniti, diventando non più alti di cinque centimetri. Recentemente abbiamo realizzato un nastro in 3Di 0505, utilizzato per i VO65 come strato esterno dei Code Zero armati in testa“.
“Come tutti sanno, ricerca e sviluppo in casa North Sails non si fermano mai – prosegue Hardiman – per garantire ai clienti la fornitura di prodotti sempre all’avanguardia, ma nel caso dei VO65 abbiamo dovuto fermare questo processo, al fine di consegnare vele, siano esse destinate all’allenamento o alla regata, assolutamente identiche. Prova ne sia il fatto che i nastri utilizzati per confezionare i profili sono stati scelti tra i nostri prodotti standard: ciò salvaguarda l’idea di prodotto one design anche in chiave futura“.
La fase due
Lo step successivo porta verso la posa automatizzata dei nastri. Il passaggio è affidato ai Tapeheads, una sorta di telai su tre assi, computerizzati e a controllo numerico, in grado di sistemare ogni singola stuoia secondo modelli specifici, definiti dai sail designer sulla base dei carichi di lavoro stimati per ogni singola sezione della vela. Un addetto può sovrintendere sino a due Tapeheads contemporaneamente, grazie all’impiego di sensori e allarmi particolarmente raffinati.
Il prodotto derivante da questa fase della lavorazione viene protetto con una pellicola esterna e trasferito verso il North Sails Building 1, dove ad attenderlo c’è uno stampo tridimensionale.
La fase tre
E’ proprio sullo stampo tridimensionale che le vele conoscono la loro forma definitiva. I vari strati vengono consolidati mediante l’impiego di sacchi sottovuoto e di lampade a calore che consentono di sigillare la vela asportando le resine in eccesso.
“Come detto, nei VO65 è di fondamentale importanza la capacità di ripetersi ed è programmando il lavoro per tempo, grazie anche al notevole preavviso, che siamo in grado di realizzare rande, fiocchi e Code Zero identici tra loro e in rapida successione – illustra Hardiman – se dovessimo ogni volta riposizionare lo stampo avremmo un processo meno dinamico e non avremmo certezza di fornire prodotti assolutamente identici nei tempi previsti“.
E invece, tra preavviso e programmazione tutto ha funzionato al meglio e il primo luglio tutte le vele destinate ad essere usate nelle fasi iniziali della prossima Volvo Ocean Race erano pronte per la consegna e agli uomini North Sails che le hanno create non resta che sedersi e osservare come se la caveranno i sei team destinatari del loro sforzo.
Conclude Brian Loshbough: “Quella che inizierà a breve è una Volvo Ocean Race diversa anche per noi: in passato eravamo abituati a relazionarci con i singoli team e con i loro sail designer, ora invece le vele sono tutte uguali. E’ difficile dire se qualcuno possa essere stato favorito da una vela concepita per essere più performante rispetto ad altre. Ciò di cui siamo certi è che per ‘vestire’ una barca come un VO65 c’è tanto, tantissimo lavoro di squadra. La nostra attività segna solo l’inizio di quella che a breve si trasformerà in una grande avventura ed è una bella sensazione sapere di aver contribuito alla realizzazione di una regata come questa”.
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