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Vendee Globe, Kevin Escoffier racconta l’affondamento di PRB Vendee Globe, Kevin Escoffier racconta l’affondamento di PRB
A oltre 24 ore dall'affondamento del suo IMOCA 60, Kevin Escoffier - PRB racconta quanto accaduto durante il Vendée Globe nelle concitate ore... Vendee Globe, Kevin Escoffier racconta l’affondamento di PRB

Oceano Indiano – A oltre 24 ore dall’affondamento del suo IMOCA 60, Kevin Escoffier – PRB racconta quanto accaduto durante il Vendée Globe nelle concitate ore del suo salvataggio da parte di Jean Le Cam: “È surreale quello che è successo. La barca si è piegata su sé stessa mentre surfava un’onda a 27 nodi. Ho sentito un botto ma onestamente non ci è voluto il rumore per capire. Ho guardato la prua: era piegata a 90 gradi rispetto al resto. In pochi secondi c’era acqua ovunque. La poppa della barca era sott’acqua e la prua puntava verso il cielo. La barca si è rotta in due davanti alla paratia dell’albero. Non sto esagerando: c’era un angolo di 90 gradi tra poppa e prua della barca. Non ho avuto tempo per fare niente. Ho appena potuto inviare un messaggio alla mia squadra “Sto affondando. Questo non è uno scherzo”.

Da quando ero in coperta a sistemare le vele a quando mi sono ritrovato in TPS, non sono passati nemmeno due minuti. È stato estremamente veloce.

Sono uscito dalla barca, ho indossato il GST (tuta di sopravvivenza) come meglio potevo. Ho visto il fumo: l’elettronica stava bruciando. L’unico riflesso che ho avuto è stato quello di afferrare il telefono per inviare questo messaggio e prendere. Volevo prendere la borsa stagna di sopravvivenza, ma non potevo perché l’acqua stava salendo.

Ho preso la zattera di salvataggio dalla parte posteriore perché quella localizzata a prua era già tre metri sott’acqua.Avrei voluto rimanere un po ‘più a lungo a bordo, ma la situazione era drammatica: la barca affondava velocemente e sono entrato in acqua con la zattera.In quel momento non ero per niente sereno: su una zattera, con 35 nodi di vento. No, non è rassicurante. Mi sono tranquillizzato solo quando ho visto Jean. Ma il problema era come salire a bordo con lui.Ci siamo detti 2-3 parole. Poi lui ha provato ad allontanarsi un po’ per tentare un nuovo approccio. Nonostante mi avesse perso, ho visto che si trovava in zona e sono rimasto nella zattera fino alle prime ore del mattino.

Non sapevo se il tempo sarebbe migliorato abbastanza da permettere una nuova manovra. Era a due metri da me, mi ha lanciato un’asta galleggiante ma è stato difficile fermare la barca. Alla fine sono riuscito a raccogliere l’asta e a salire a bordo. Il mare era ancora imponente, con onde di circa 3,50 metri. È una prova dure in queste condizioni salire su un IMOCA 60, soprattutto quando si è vincolati nei movimenti dalla muta di sopravvivenza. Per fortuna sono in buona forma fisica perché posso assicurarvi che non è facile.

Quando mi sono ritrovato a bordo con Jean, ci siamo abbracciati. Ha detto: “Cazzo, finalmente sei a bordo! Faceva caldo!”. E gli ho detto: “Mi dispiace di aver rovinato la tua regata, stavi facendo una grande gara”. Ha risposto: “Non ci sono problemi, l’ultima volta ho rovinato io la regata di Vincent”.

Al momento non ho idea di quali saranno i passi successivi. Vedremo con la direzione della regata. Adesso ho dormito bene per un paio d’ore e ho mangiato. Relativamente alla mia barca, mi dispiace moltissimo ma non ho rimpianti: l’avevo rinforzata e ottimizzata come meglio non avrei potuto”.

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