Route du Rhum, voglia di tropici
Class 40OceanoRoute du RhumVela 15 Novembre 2010 Zerogradinord 0
Route du Rhum – Oceano Atlantico – Dopo oltre due settimane di Oceano per gran parte degli skipper iscritti alla Route du Rhum la fatica è ancora ben lungi dall’essere finita. Ora che gli scafi più veloci (multiscafi della classe Ultime e gli IMOCA 60) stanno raggiungendo il traguardo alla spicciolata, l’attenzione di tutti si sposta sui Class 40 e sugli scafi della categoria Rhum, annichiliti dall’incredibile performance di Andrea Mura che, al debutto da solitario, continua a tenere strette le redini della corsa e ad avanzare verso il traguardo lungo una rotta che poco si discosta dalla più breve. Lo skipper di Vento di Sardegna ha esteso la sua leadership su Luc Coquelin (Pour Le Rire Médecin), staccato di oltre 150 miglia e assestato nella scia dell’Open 50 italiano.
Nei Class 40, invece, Thomas Ruyant è a 650 miglia da Point-a-Pitre e ha trovato il modo di scappare dalla zona di vento leggero che, nel corso delle ultime ore, lo ha reso facile preda degli inseguitori. Superata l’alta pressione, Ruyant e il suo Destination Dunkquark hanno esteso la loro leadership nei confronti dei vari Nicolas Troussele e Jorg Richards. Nannini, impegnato a bordo del suo UniCredit, è ormai prossimo alla trentesima posizione dopo essere stato addirittura decimo. Una caduta libera generata dal posizionamento dello skipper italiano che, nel momento in cui hanno cominciato a camminare i solitari rimasti più a terra, ha rallentato sensibilmente il passo, ostacolato da brezze a tratti davvero impalpabili.
Questo è quanto scrive il solitario italiano da bordo della sua barca:
“La giornata di ieri è iniziata come una delle più belle di tutta la mia Route du Rhum. Uscito dai venti leggeri ho finalmente trovato aria e lanciato UniCredit a velocità mozzafiato con un nuovo personal best in solitaria di 22 nodi, quando, con lo spinnaker piccolo ancora su, mi ha raggiunto un groppo da35 nodi. Sono riuscito perfino a filmare una surfata spettacolare.
“Al finire del giorno il vento è girato e quando ho provato ad issare il fiocco piccolo ma si è incattivita la drizza in una maniera assurda. Ero già pronto all’idea di dovermi arrampicare, ma il mare era troppo agitato. Ho dovuto brigare per ore in cui ero lento e fuori rotta finchè, alla fine, con un pò di fortuna sono riuscito a sbloccare la drizza: vela in acqua, tanta fatica… da lì son ripartito, vento calato nel frattempo ed è arrivata una pioggia torrenziale, senza vento. Solo molti anni fa, proprio ai Caraibi, avevo visto così tant’acqua tutta insieme. All’orizzonte
lampi, per fortuna abbastanza lontani”.
“A un certo punto ero letteralmente esausto, avevo dato tutto quello che avevo ed ho dovuto a tutti i costi cercare di dormire visto che stavo iniziando a fare errori e cavolate segno che non pensavo piu’ correttamente. Ho fatto un capitombolo in pozzetto ma, per fortuna, non mi sono fatto male, ho perso una drizza di spi per pura disattenzione… man mano, nella notte e questa mattina, ho fatto molti brevi sonni sino a ritornare in me, peccato in uno di questi il pilota si è disinserito e ho passato mezz’ora alla cappa, fermo. Io, troppo stanco, non me ne sono accorto e non mi sono svegliato”.
“A parte questo low point, tutto procede bene: mancano ancora 1200 miglia, quindi non esattamente una scampagnata. Il caldo qui è asfissiante, sono a torso nudo, in mutande e non saprei cosa darei per uno di quei gelati al limon di cui canta Paolo Conte”.
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