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Il 5 gennaio scorso, il Times Online ha pubblicato un piacevole articolo su Nigel Irens, designer britannico titolare dei progetti dei maxi trimarani Sodeb'O...

[singlepic=1307,170,250,,left]Vela e record – Devon – Il 5 gennaio scorso, il Times Online ha pubblicato un piacevole articolo su Nigel Irens, designer britannico titolare dei progetti dei maxi trimarani Sodeb’O e IDEC, nonchè designer incaricato da Alinghi di sviluppare il multiscafo con cui il consorzio di Ernesto Bertarelli, in caso di Deed of Gift Match contro BMW Oracle Racing, tenterà di difendere la Coppa dall’assalto del team statunitense.
La traduzione che segue è stata curata dalla nostra redazione, ci scusiamo sin d’ora per eventuali errori e imprecisioni.

Lo skipper francese Thomas Coville potrebbe migliorare il record del suo connazionale Fracis Joyon quando farà il suo ritorno in patria la prossima settimana a bordo del trimarano Sodeb’O, ma il comune denominatore delle due imprese è comunque britannico ed è incarnato nel corpo e nella mente di Nigel Irens, progettista dei due maxi multiscafi.

Sodeb’O, quando ormai il distacco da IDEC sembrava essere incolmabile, si è prodotto in una straordinaria rimonta non appena rientrato in Atlantico, ed è tornato in corsa per ritoccare il primato di 57d13h34m06s fissato da Joyon lo scorso gennaio. Irens è rimasto incollato ad internet per seguire l’impresa del suo trimarano di 105 piedi e ha parlato diverse volte con Coville nel corso della passata settimana. Ma fondamentalmente per il designer britannico, l’eventuale successo dello skipper francese cambierebbe ben poco. Entrambe i multiscafi, infatti, sono stati concepiti da lui e da Benoit Cabaret, suo partner commerciale da lungo tempo. Irens è la mente, mentre Cabaret, che inizialmente avrebbe dovuto lavorare per il progettista inglese solo due settimane ed è rimasto al suo fianco durante gli ultimi dieci anni, è il braccio, ovvero colui che si occupa di trasformare in realtà le idee del primo.

Sia Sodeb’O che IDEC portano gli inconfondibili segni che distinguono le grandi idee di Irens, da trentacinque anni sulla cresta dell’onda; segni particolari indivuabili nella prua lunga e affilata dello scafo centrale, piuttosto che nelle traverse larghe e pesanti tipiche di tanti multiscafi. Entrambi sono l’evoluzione di B&Q/Castorama, il 75′ con il quale Ellen MacArthur stabilì il suo primato sulla circumnavigazione del globo nel 2005, con il tempo di 71 giorni.

Irens, 62 anni, è uno dei protagonisti silenziosi nel campo del design e dell’innovazione, che porta avanti con modestia il suo lavoro dalla sua abitazione nel Devon: “Quando abbiamo dovuto scegliere il progettista non ci sono stati dubbi: siamo andati subito da Nigel – ha affermato Mark Turner, partner di Ellen MacArthur – Ellen lo conosceva già e lui la prese sotto la sua ala. E’ davvero una leggenda e sarà davvero difficile per chiuque migliorare i record delle sue barche. E’ una persona stupenda, appassionata. E’ uno di quei pochi inglesi che in Francia vengono guardati con grandissimo rispetto: non sono molti i personaggi britannici collegati al mondo della vela ad essere amati a sud della Manica e Nigel è uno di quelli”.

Oceano a parte, anche nel mondo delle regate costiere, Irens è molto rispettato, al punto che Alinghi, defender della Coppa America, in vista della sfida a due contro BMW Oracle Racing, ha chiamato lui e Cabaret a far parte del team.

“Nigel è sicuramente a casa a disegnare un catamarano da crociera o un trimarano da 100 piedi per battere i record” ha chiosato Turner.

A conferma di ciò, la lista dei clienti di Nigel Irens si è recentemente infoltita; da Alinghi a una versione di Sodeb’O modificata per il tentativo di record sul giro del mondo da parte del primo equipaggio targato Oman, passando attraverso un trimarano di cinquanta piedi, commissionato da una grande cooperativa inglese operante nel settore dell’agricoltura.

L’amore di Nigel Irens per la vela iniziò durante le vacanze in famiglia ed esplose nel 1969, quando frequentò il primo anno di un corso triennale di progettazione navale presso l’Istituto Tecnico di Southampton. Ma la sua grande passione emerge soprattutto nei racconti relativi alla Bristol degli anni settanta.

“Lasciammo il pub, decisi a disegnare una barca ciascuno per i Weymouth Speed Trials – racconta Irens – Discutemmo molto sul tipo di barca da disegnare e fu così che decidemmo di indire una sfida con modelli lunghi un metro. L’appuntamento era per le dieci di una domenica mattina allo stagno di Portishead. A quel tempo si era soliti fare baldoria sino alle 2 di notte, solo dopo si costruiva il modello, giusto in tempo per la gara. Il team era composto da dieci persone, ciascuna retribuita con 50 Sterline, e poteva contare su una sponsorizzazione non ufficiale della BBC, perchè gran parte del materiale lo forniva un amico che facevo lo scenografo presso i loro studi. Alla fine ci ritrovammo con una barca vera e propria e cinque vele, strutturate a mo di veneziana. La battezzammo Clifton Flasher e detenemmo il record per qualche anno”.

E’ da situazione divertenti come questa che nascono le idee. Irens sta pensando di costruire un multiscafo di 50 metri per un tentativo di record sul giro del mondo in equipaggio. Ma nella sua sfera di cristallo immagina barche che non necessitano di larghezze imponenti o chiglie zavorrate, perchè le forze agenti sullo scafo lo attraversano e si disperdono, anzichè farlo ribaltare. “Coloro che utilizzavano i primi kites nel 1974 erano considerati folli – spiega Irens – Ma è un tipo di vela che scarica le forze sull’asse coincidente con il centro di massa e con il centro di resistenza laterale. E’ per questo che si tratta di un sistema a sbandamento zero. Non si può fare a meno di pensare che è questo il futuro”.

Per visitare il sito di Nigel Irens clicca qui.


NIGEL IRENS DESIGNER LABEL ON DEMAND
[Source Times Online] By Matthew Pryor: A Frenchman may break one of his compatriots’ records when he arrives back in France next week, but the common denominator in the record attempt is British: Nigel Irens, the trimaran designer.

Thomas Coville’s surprise streak up the South Atlantic in his 105ft trimaran, Sodeb’O, has given him an outside chance of breaking the solo round-the-world record of 57 days 13 hours 34 minutes and 6 seconds set by Francis Joyon on IDEC II, his 97ft boat, in January last year. Irens has been glued to the internet and spoke to Coville last week. But both trimarans were designed by him and his business partner for the past ten years, Benoît Cabaret. Irens is the intuitive one and Cabaret, who came to work for Irens for two weeks and has stayed ten years, is the analytical one who makes the ideas fly.

Both boats bear the unmistakable hallmarks of Irens’s “big ideas” from 35 years of thinking up boats; most obviously the long and slender snout of the main hull, rather than heavy wide beams of many multihulls. Both are evolutions from the 75ft B&Q/Castorama on which Ellen MacArthur set her round-the-world record of 71 days in 2005.

Irens, 62, is one of Britain’s unsung heroes of design and innovation, modestly going about his business from his home in Devon. “We didn’t even go out to tender; we went straight to Nigel,” Mark Turner, MacArthur’s business partner, said. “Ellen knew him and he’d taken her under his wing. He’s a legend really, it’s going to be hard to break these records”.

“He’s a lovely guy and genuinely passionate about it. He is also a rare Englishman who is supremely respected in France — there are not many British sailing related people who are loved by the French, but Nigel is.”

But even within the world of inshore sailing Irens’s status is such that when Alinghi, the America’s Cup holders, were preparing to race BMW Oracle Racing in a trimaran, they called on Irens and Cabaret to be part of the team.

“Nigel is at home designing a cruising catamaran or a 100ft trimaran to break records,” Turner said.

As if to confirm that, Irens reels off his list of recent commissions; from Alinghi to a modified Sodeb’O for a round-the-world attempt by Oman, the Arab nation, to a 50ft race trimaran from a giant co-operative of Brittany vegetable farmers.

His love for sailing started on family holidays and developed in 1969 during a three-year course in boatyard technology at Southampton Institute. But it is in his tales about his home town of Bristol in the 1970s, when he was running a sailing school by day, that his passion is most obvious.

“We cleared out the pub with everyone deciding to design a boat for the Weymouth Speed Trials,” he said. “There was lots of arguing over design so we had competitions for one-metre long models on the pond at Portishead on Sunday mornings at 10 o’clock. People used to party until 2 o’clock in the morning and then build a model until 10 o’clock.

“We had ten people in the syndicate paying £50 each and unofficial sponsorship from the BBC — because most of the materials came from a friend who was a set designer there. We ended up with a boat with five solid sails, arranged like a Venetian blind. The Clifton Flasher, we called it. We held the record for a couple of years.”

Out of that fun came ideas. Irens wants to build a 50-metre long multihull for a crewed record attempt. But in his crystal ball he sees boats with no need for huge beams or keels, because the forces are going through the boat, rather than trying to capsize it. “There were people with the first kites out there from 1974,” Irens said. “They were crazy things, but it was a sail whose centre of effort passed through the same axis as the centre of mass and the centre of lateral resistance, so it was a zero heeling device. You can’t help but think that is the future.”

To visit Nigel Irens’ website click here.

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