Vela e match race, quattro chiecchiere con Ettore Botticini
In evidenzaMatch RaceVela 3 Maggio 2019 Zerogradinord 0
Cala Galera – Ettore Botticini, leader del CNVA Sailing Team e quarta forza della ranking list mondiale di match race, è alla vigilia di una sfida importante: la prossima settimana sarà infatti di scena alle Bermuda, tra le boe dell’Argo Gold Cup, Grado 1 tra i più prestigiosi a livello internazionale e di conseguenza frequentato da un parterre di livello superiore.
Atleta del Circolo Nautico e della Vela Argentario da ormai cinque stagioni, Botticini sarà ad Hamilton con Simone Busonero, Lorenzo Gennari, con lui sin dall’inizio della sua carriera di match racer, e Andrea Fornaro, entrato nel team dallo scorso anno e incaricato delle osservazioni tattiche.
Lo abbiamo incontrato a poche ore dalla partenza alla volta delle Bermuda e ci siamo fatti raccontare quanto segue.
Ettore, come si diventa match racer di successo?
Nel mio caso è stata una scelta quasi casuale: dopo essere cresciuto tra Optimist e 420 ho iniziato a frequentare assiduamente il Circolo Nautico e della Vela Argentario e a prendere parte alle numerose uscite quotidiane che si organizzavano nei pomeriggio invernali, impiegando le barche del club. Un bordo dopo l’altro ho maturato consapevolezza circa le basi del match race, me ne sono appassionato e nel 2015 ho esordito nel primo Grado 3 della mia vita.
I risultati importanti non hanno tardato ad arrivare…
Già nel 2017 siamo finiti secondi al Mondiale giovanile di Los Angeles, battuti da un australiano che poi, l’anno seguente, abbiamo superato nostra volta in finale, vincendo il titolo iridato in quel del Lago di Ledro.
Una rapida ascesa che ti ha portato al terzo posto della ranking list mondiale.
Il miglior risultato che abbiamo registrato è stato il terzo posto della classifica assoluta, che attualmente è guidata dallo svizzero Eric Monin, seguito da Ian Williams e da Harry Price, l’australiano di cui parlavo prima. Allo stato attuale siamo quarti e magari con l’Argo Gold Cup qualcosa di positivo potrebbe accadere, anche se l’entry list è davvero pazzesca: basti pensare che da quarti al mondo siamo la testa di serie numero quattro, ciò vuol dire che ci siamo davvero tutti ad Hamilton.
Come si svolgerà l’evento?
Si inizia con un Round Robin che promuoverà i primi quattro ai quarti, poi un secondo girone che servirà per definire il quadro del turno seguente. Ne consegue il fatto che, passando il turno in prima battuta, si riesce a godere di un giorno di riposo supplementare prima di affrontare la fase ad eliminazione diretta che sarà comunque alla meglio delle tre sfide. Poter staccare la spina potrebbe rivelarsi fondamentale nell’economia di una manifestazione così importante, disputata tra l’altro con barche classiche come gli IOD, la cui particolarità è avere il timone integrato nel piano di deriva: immaginati la comodità nel fare la retro durante le fasi di dial up…
Cosa ti ha affascinato del match race?
Il match race è la disciplina velica per eccellenza, le cui basi sono propedeutiche a ogni altra variante: le regole sono semplici, i contendenti sono solo due e inoltre c’è la possibilità per chi segue di identificarsi con la propria Nazione…
Un’attività nella quale è di importante strategica il supporto del CNVA…
…assolutamente, senza l’appoggio del CNVA non sarebbe certo possibile ambire a risultati importanti. Anche se non stiamo parlando di una campagna olimpica, il match race è una disciplina che costa: gli allenamenti sono indispensabili, e per questo il club offre una base logistica superlativa e barche all’altezza della situazione, e si viaggia molto in posti particolarmente remoti…
Quali sono le principali difficoltà cui va incontro un match racer?
Su tutti la capacità di essere elastici mentalmente. Pensiamo ad esempio alle barche: ogni evento impiega il suo modello di imbarcazioni e la rapidità di capirne reattività e abbrivio è di fondamentale importanza per performare al meglio. In questo, oltre a sfruttare ogni minuto delle sessioni di allenamento pre evento, aiuta molto essere efficaci nella comunicazione: specie nelle situazioni di pre start, quando tenere la barca viva è di importanza fondamentale, il flusso di informazioni deve essere costante e limitato ai dettagli veramente necessari. In quelle circostanze certe decisioni vengono prese, e magari cambiate, nel giro di pochi secondi…
Quindi a bordo l’ultima decisione spetta a te, non al tattico?
L’ultima parola è la mia: l’aiuto dell’equipaggio è fondamentale se serve ad esaltare l’immaginazione del timoniere e in questo il mio team è sempre efficace.
Su quali aspetti pensi di avere i maggiori margini di miglioramento?
Vedi, il match race è una disciplina quasi matematica, dove il numero uno del mondo batte quasi sempre il numero venti, o comunque qualcuno che è sensibilmente attardato nella ranking, A noi, invece, capita talvolta di essere battuti da avversari dichiaratamente meno esperti. Per ovviare a questo problema siamo in cerca di un metodo scientifico e questa ricerca la stiamo portando avanti con una psicologa.
Essere un talento del match race non ti ha comunque impedito di migliorare le tue skills in tante altre discipline della vela agonistica…
Sono da sempre convinto che i migliori velisti sono quelli che vantano un’esperienza completa, a trecentosessanta gradi: ecco perché il mio calendario stagionale è un mix di eventi che spaziano dall’uno contro uno all’altura, passando per il mondo del one design. Quest’anno, ad esempio, sarò impegnato tra Melges 20, J/70, Swan 45 e regate offshore, oltre che sui cinque/sei eventi uno contro uno.
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