[singlepic id=2846 w=300 h=204 float=left]Audi Invitational – Porto Cervo – La vela è uno sport complicato. Forse a volte ce lo dimentichiamo. Stamattina durante il briefing per i VIP all’Audi Invitational, Riccardo Simoneschi, involontariamente, ce lo ha fatto ricordare.
Vestiti gli inediti panni del maestro elementare ha spiegato in cosa consiste una regata e lo ha fatto partendo dall’ABC. In pratica cosa e come si fa a partire dal segnale di avviso fin sul traguardo, passando per bolina, poppa, approcci alle boe, ruoli e vele a bordo. Meglio e più di una scuola di vela.
Così chi ha avuto l’umiltà di ascoltare il maestro che rispondeva alle domande degli scolari e di osservare gli attenti alunni ha scoperto una cosa così banale da averla scordata: la vela è difficile. I concetti di poppa, bolina e boa di disimpegno, riascoltati assieme a loro sono sembrati quello che realmente sono: complicati, poco intuitivi e complessi da memorizzare per via dei nomi strani.
Cose per noi ovvie, come dare un nome differente a differenti cime che servono a differenti scopi, ai loro occhi sembrano assurde complicazioni. Ci lamentiamo che la vela ha poco spazio in TV, sui giornali, nei media. Ma un po’ non è anche colpa nostra che diamo tutto per scontato, scordandoci a volte di vestire i panni dei maestri elementari?
Oltre al problema che per la vela non esistono stadi, che non si può prevedere a che ora si partirà e, di conseguenza, a che ora si finirà, noi che di vela scriviamo, siamo convinti che ci legge abbia semplice percezione di ciò che intendiamo, come se ci rivolgessimo esclusivamente ai velisti. Così facendo, invece, alziamo un muro e allontaniamo dalla vela chi di barca, pur non essendo armatore, vorrebbe sapere per il puro gusto di capirne di più.
Quanti seguono il moto mondiale hanno mai fatto un giro in pista? E quanti hanno posseduto una moto?
Sentir parlare del vento come di un carburante, stamattina ha appassionato uno sportivo plurititolato dell’automobilismo, ma ha fatto arricciare il naso a più di un velista e sorridere più di un giornalista di vela.
E torna la domanda: è davvero colpa dei media che scelgono di non dare spazio o lo spazio manca semplicemente perchè è chi scrive che finisce per raccontare cose che solo pochi possono capire?
La risposta l’ha data senza saperlo, e sempre involontariamente, Vasco Vascotto. Il plurilaureato in vela si è seduto nell’ultimo banco della classe prima elementare di vela ed ha seguito attento tutta la lezione del maestro Simoneschi. Al termine rispondendo a chi gli ha chiesto “…ma che ci fai li?” ha risposto serio e meravigliato: “Come che ci faccio? Imparo cose nuove”.
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