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Respingendo il ricorso di CONI e COE contro la convalida della Medal Race della classe 49er, la Corte dell'Arbitrato per lo Sport Olimpico ha...

[singlepic=320,250,170,,left]Pechino 2008 – Qingdao – Il clamoroso caso della Medal Race della classe 49er è definitivamente chiuso. La classifica resta quella definita dalla Giuria Internazionale dell’ISAF dopo le varie proteste seguite alla finale corsa, per molti motivi, lungo i confini della regolarità. Oro quindi ai danesi Warrer-Ibsen, argento agli spagnoli Martinez-Fernandez, bronzo ai tedeschi Peckolt-Peckolt. Tramonta definitivamente l’aspettativa di riammissione sul podio dei fratelli Pietro e Gianfranco Sibello. La loro Olimpiade si chiude con un quarto posto, dopo che nella fatidica Medal Race erano partiti con l’argento al collo.

Con un comunicato emesso verso le 16.00 di oggi, la commissione ad-hoc nominata dalla Corte dell’Arbitrato per lo Sport ha respinto le richieste dei Comitati Olimpici di Italia e Spagna. La commissione, composta da tre membri – lo svizzero Stephan Netzle (presidente), il canadese Richard McLaren e la costaricense Margarita Echeverria – ha ascoltato le parti in una udienza durata dalle 9.00 di questa mattina fino alle 14.00, quindi si è riunita per decidere.
Per la parte italiana l’udienza è stata condotta dall’avvocato del CONI, alla presenza del responsabile della preparazione olimpica, Roberto Fabbricini, e di Marco Mercuriali, esperto di regolamenti dello staff tecnico FIV. Sono state prodotte numerose prove, compreso un pezzo della base dell’albero del 49er, l’immagine dei fratelli Sibello esultanti al termine della regata e altre testimonianze. Per la parte spagnola erano presenti anche Iker Martinez e Xavi Fernandez. Per i danesi, invece, è intervenuto Jesper Bank, tecnico di Warrer e Ibsen. Presente anche l’ISAF, tra i cui rappresentanti c’era il presidente della Giuria Internazionale, John Doerr.

I fatti: il 17 agosto, poco prima della partenza della Medal Race della classe 49er, la barca danese, prima in classifica con ampio margine, rompe l’albero dopo una scuffia. Il Comitato di Regata prosegue con le procedure di partenza, anche perché mancano solo pochi minuti al tempo limite delle 16.30, oltre il quale non si puo’ dare la partenza. I danesi tornano in porto e prendono in prestito la barca croata e tornano in mare, riuscendo a tagliare la partenza entro i quattro minuti previsti come tempo massimo per tagliare la linea dopo lo start.
La barca sulla quale regatano Warrer-Ibsen porta la bandiera della Croazia, non monta la telecamera come le altre nove e non ha effettuato la prevista quarantena di ventiquattro ore, obbligatoria per gli scafi della finale. Soprattutto: nessuno dei concorrenti in gara è al corrente che i danesi, primi in classifica, sono in gara, né possono essere identificati. La regata si corre con vento compreso tra i venti e i venticinque nodi e mare molto formato. Condizioni difficili, che coinvolgono quasi tutti gli equipaggi in incidenti è scuffie. Gli austriaci disalberano, gli statunitensi devono ritirarsi per una avaria, i brasiliani tagliano il traguardo con il solo fiocco. In un crescendo di colpi di scena e cambi di posizioni, all’arrivo sono primi gli spagnoli Martinez-Fernandez, secondi i tedeschi Peckolt, terzi gli inglesi Morrison-Rhodes, quarti gli azzurri Sibello, che, dopo aver girato tra il primo e il terzo posto ogni singola boa, incappano nella scuffia decisiva proprio all’inizio del lato conclusivo. Il quarto posto sul traguardo da agli azzurri la convinzione della medaglia di bronzo e, infatti, Pietro e Gianfranco esultano. Ma la Medal Race prosegue: quinti arrivano i francesi, sesti gli australiani, settimi i croati, con a bordo i due velisti danesi, che esultano. Ottavi i brasiliani, poi due ritirati. Il Comitato di Regata, dopo una breve discussione, espone la classifica della manche, scrivendo la classifica finale dell’Olimpiade che lascia i Sibello fuori dal podio. Nella serata, nella notte e durante la mattina successiva, alla Giuria Internazionale vengono presentate numerose proteste contro l’equipaggio danese, tra cui anche una dello stesso Comitato di Regata. Ma tutte le decisioni sono favorevoli ai danesi. A seguito di questi accadimenti, contro le decisioni della Giuria Internazionale, il CONI e il COE decidono di presentare ricorso alla Corte di Arbitrato del Comitato Olimpico. Ricorso respinto oggi come raccontato.

Le prime reazioni da parte della FIV all’ultimo atto della vicenda, sono nelle parole del presidente Sergio Gaibisso: “Quanto è avvenuto a Qingdao nella Medal Race dei 49er è grave ed è destinato ad avere conseguenze negli anni a venire. La Giuria Internazionale ha dimostrato di non tenere conto delle regole. Ma dove si è mai vista una cosa del genere? E’ possibile in Formula 1, se una auto rompe il motore, che un pilota corra con un’altra auto? Se ne riparlerà nelle sedi internazionali, perché questa storia ha evidenziato molte cose che non vanno nell’ISAF”.
A Gaibisso ha fatto eco l’allenatore dei Sibello, Luca De Pedrini: “Resta solo l’amarezza per come si è risolto il caso. Per la prima volta due organi di grande autorità hanno agito fregandosene delle regole, il divieto di sostituzione dei materiali e la non conoscenza degli avversari da parte dei concorrenti. E’ una cosa grave, una volta per tutte bisognerà chiarirsi: o le regole ci sono e si rispettano, oppure si dice chiaramente che le stesse regole hanno peso e interpretazioni differenti caso per caso. Dal mio punto di vista la cosa più incredibile resta il fatto che un atleta ha partecipato a una finale sotto una insegna nazionale diversa dalla sua e ad insaputa degli avversari. E c’è un altro elemento che – al di là delle stesse sentenze – resta oscuro: il Comitato di Regata “sapeva” che i danesi erano in gara con barca croata, e lo sapeva anche la TV, come dimostrano le registrazioni della diretta. Lo sapevano tutti, ad eccezione dei concorrenti. La nostra strategia di gara era arrivare nei primi cinque per essere certi della medaglia e così abbiamo fatto”.

Per leggere la sentenza del CAS clicca qui.

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