[singlepic=518,170,250,,left]Vela e doping – Losanna – Accogliendo l’appello presentato dalla WADA, agenzia mondiale per l’anti doping, la Corte per l’Arbitrato dello Sport ha deciso di squalificare per due anni Simon Daubney. Nelle urine del velista neozelandese, componente dell’equipaggio di Alinghi durante la campagna valenciana e quattro volte vincitore della Coppa America, erano stati individuati i metaboliti della cocaina nel corso di un controllo effettuato il 23 giugno 2007, ma nel settembre del 2007, la Giuria dell’America’s Cup, pur confermando l’avvenuta violazione, aveva archiviato la posizione, in quanto, secondo i giudici, nel comportamento di Daubney non si ravvisava dolo o negligenza. Una decisione a dir poco sorprendente, per di più immediatamente ratificata dal Comitato Olimpico Svizzero.
Movimenti non sfuggiti agli occhi della WADA che, il 17 marzo di quest’anno, si è rivolta al CAS con l’intento di ottenere una qualifica di due anni.
Attivato da tale richiesta, il CAS ha nominato un’apposita commisione, composta dall’avvocato tedesco Martin Schimke, dal Professor Massimo Coccia, avvocato in Roma, e da Michele Bernasconi, legale di Zurigo. Le parti e i loro rappresentanti si sono ritrovati davanti alla Corte lo scorso 1 settembre dove, dopo un breve dibattimento, è stata emessa la sentenza che ha riformato quanto stabilito in precedenza dalla Giuria dell’America’s Cup.
Il CAS, infatti, ha disposto che tale dispositivo non debba essere riconosciuta dall’ISAF e della Federazione Svizzera in quanto il Comitato Organizzatore della Coppa America non adottava le normative contenute nel Codice Mondiale Anti Doping.
Entrando nello specifico, il CAS ha stabilito che:
– la presenza dei metaboliti della cocaina nelle urine di Simon Daubney è stata ampiamente accertata;
– facendo uso di cocaina, l’atleta ha infranto il regolamento ISAF;
– i due anni di squalifica, previsti per la prima infrazione, non possono essere ridotti o cancellati, in quanto Simon Daubney non ha dimostrato di non essere imputabile di colpe o negligenze.
Il CAS ha quindi riconosciuto al velista neozelandese di aver sospeso la propria attività volontariamente sin dal 14 luglio 2008 ed ha per questo disposto che la sospensione comminata venga conteggiata a partire da tale data.
In ogni caso, essendo l’infrazione commessa da un singolo atleta, la decisione del CAS non inficia in alcun modo il risultato ottenuto da Alinghi durante la trentaduesima America’s Cup.
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