Gli AC72 e i problemi di logistica
America's CupLaylineTeam New ZealandVela 2 Marzo 2012 Zerogradinord 0
Auckland – I team di America’s Cup impegnati nella costruzione dei nuovi AC72 stanno studiando i dettagli logistici necessari per gestire gli spostamenti dei catamarani e le relative operazioni di armamento.
“Dopo tre mesi dedicati alla costruzione della barca, è giunto il momento di pensare seriamente a come gestire le operazioni a terra in vista dell’inizio dei test qui ad Auckland” ha spiegato il responsabile delle operazioni di Emirates Team New Zealand, Kevin Shoebridge.
Shoebridge ha aggiunto che ad Auckland il team allestirà la base che verrà poi installata a San Francisco, una tensostruttura di circa ottanta metri, retta su una serie di container che faranno da officina per barca e wing.
Il team sta intanto valutando una serie di opzioni differenti per muovere barca e ala. Certo è che una scelta dovrà essere fatta a breve, visto che il team ha intenzione di iniziare gli allenamenti a bordo dell’AC72 senza ritardi già nel mese di luglio, nel pieno dell’inverno australe.
Anche per Iain Murray, direttore dell’evento, il problema relativo alla logistica degli AC72 è primario: “Siamo coinvolti anche noi in questa problematica: non a caso stiamo pensando a una gru condivisa qui a San Francisco, posta davanti alle basi dei team“. Murray pensa a una soluzione come quella impiegata durante i vari eventi dell’America’s Cup World Series.
“Quanto fatto con gli AC45 ha dimostrato di aver funzionato a dovere. Certo, lavorando su barche di dimensioni maggiori, tutto deve essere testato. Per esempio, i timoni non potranno essere montati una volta che le barche saranno già in acqua. Un altro problema sarà collegato alla larghezza delle barche: parliamo di catamarani larghi quattordici metri“.
Secondo Murray i team vorranno alare le barche ogni giorno, a differenza di quanto fatto da Oracle Racing e Alinghi che, durante la 33ma America’s Cup, hanno lasciato a lungo le barche in acqua. Va comunque sottolineato che molti dei tecnici coinvolti in quel duello sono ora impiegati dai team della nuova America’s Cup ed è sulla loro esperienza che si punta per gestire al meglio l’emergenza AC72.
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