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Attenti a non farsi ingannare: regna il silenzio, ma in Coppa America, seppur nell'ombra, qualcosa si muove. Lo sussurra radio banchina, lo conferma Stuart...

Ravenna – Attenti a non farsi ingannare: regna il silenzio, ma in Coppa America, seppur nell’ombra, qualcosa si muove. Lo sussurra radio banchina, lo conferma Stuart Alexander in un articolo pubblicato oggi sull’Independent. L’autorevole firma dello yachting internazionale, racconta di un Defender intento a studiare modifiche al fine di tenere a galla un’America’s Cup che rischia di inabissarsi nel mare dell’indifferenza.

Rinviata, per motivi all’apparenza ovvi, la pubblicazione della entry list aggiornata all’indomani della prima “vera” scadenza economica – la rata del performance bond da 200.000 Dollari scadenziata per la fine di aprile – l’America’s Cup Event Authority, e la consociata America’s Cup Race Management, sono in forte ritardo nella definizione del calendario delle World Series del prossimo anno.

Se sul primo punto l’Event Autority del CEO Richard Worth ha messo le mani avanti, affermando di aspettarsi varie defezioni dopo quelle dell’ormai ex Challenge of Record, Mascalzone Latino, e di uno dei team rimasti anonimi, pare bocciato dall’organismo di vigilanza per i soliti motivi economici, sul secondo, la struttura messa in piedi dal Defender attendeva risposte più concrete dalle località indicate come potenziali sedi di tappa. Convinto di trovare risposte immediate e positive, il management della nuova Coppa America sta faticando come non mai a chiudere i necessari accordi con le amministrazioni locali, vuoi per il prodotto che non “tira”, vuoi per divergenze in fatto di denari.

Stando a quanto riportato da Alexander nel suo pezzo, attorno al primo giugno l’America’s Cup Race Management dovrebbe rendere nota la entry list aggiornata e, come detto in precedenza, non mancheranno le sorprese. Dei quattordici team pre-iscritti solo quattro o cinque, infatti, sarebbero in regola con i pagamenti. Tra i sicuri Oracle Racing, Artemis Racing, Emirates Team New Zealand, Venezia Challenge e, la buttiamo lì, un altro team nostrano; assieme a loro China Team e, con ogni probabilità, i debuttanti coreani. Meno certa la presenza degli australiani, da sempre a corto delle necessarie risorse. Per tentare di infoltire la flotta, Iain Murray, CEO dell’America’s Cup Race Management, non ha fatto mistero di essere pronto ad edulcorare i termini e le sanzioni applicabili nei confronti dei “morosi”.

Per invogliare eventuali ritardatari a iscriversi alla manifestazione, il Comitato Organizzatore starebbe pensando di allungare la vita degli AC45, impiegandoli anche nel corso della prossima stagione agonistica. Una decisione che ritarderebbe di dodici mesi – spostandolo quindi alla fine del 2012 – il debutto degli AC72.

Sempre di Stuart Alexander l’indiscrezione secondo la quale Plymouth, sede del secondo evento dell’America’s Cup World Series 2011, aveva annunciato di aver pagato solo 200.000 Sterline per assicurarsi la frazione. La città continua a rimanere evasiva sul budget destinato all’evento e sugli estremi dell’accordo sottoscritto con l’America’s Cup Event Authority. Pare che il Comitato Organizzatore si fosse impegnato a portare sul campo di regata britannico una decina di team, ma di recente è arrivata l’ammissione: “I numeri potrebbero cambiare”.

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