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In un intervista rilasciata al quotidiano francese Le Figarò, Ernesto Bertarelli ha commentato l'esito del colloquio con Larry Ellison. Seppur in stallo, la battaglia...

[singlepic=523,250,170,,left]America’s Cup – Saint Tropez – Ernesto Bertarelli, presidente di Alinghi, ha approfittato della partecipazione alle Voiles de Saint Tropez per rilasciare un’intervista al quotidiano francese Le Figarò. Publicata oggi, l’inetrvista, originariamente in francese, è stata tradotta dal nostro staff per renderla più comprensibile ai lettori di lingua italiana.

LF: Com’è andato l’incontro con Larry Ellison?
EB: Per quanto mi riguarda, molto bene. Condividiamo la stessa passione per la vela e le nostre posizioni non son poi così distanti. Ma come abbiamo detto “il diavolo è nei dettagli”. Tra due visioni che sono piuttosto vicine, le interpretazioni possono essere un pò differenti. Ma sono speranzoso che le cose possano sistemarsi. Abbiamo parlato di quello che si potrebbe fare e non solo con Larry. Anche qui a Saint Tropez ho lavorato per la Coppa America, nel tentativo di capire quale compromesso è possibile.

LF: BMW Oracle Racing si è detto disponibile a cessare la battaglia legale a patto che si torni ad un evento organizzato sulle basi delle regole che hanno governato l’ultima edizione…
EB: Non ha senso giocare la stessa partita ancora e ancora. Tutti vogliono che la prossima Coppa sia disputata utilizzando una sola barca per team, in modo da contenere le spese. Dobbiamo trovare una soluzione che permetta anche ai team più piccoli di partecipare.

LF: Che idea si è fatto della Coppa perfetta?
EB: Una Coppa poco costosa, multi challenger e che sappia generare grande interesse nel pubblico, negli sponsor e nei media.

LF: Ciò che vogliono anche gli statunitensi…
EB: Onestamente, sono perplesso. Quando abbiamo interrotto le trattative, pensavo di aver compiuto importanti passi verso gli sfidanti, in particolare verso BMW Oracle racing, con la stesura di tredici revisioni del Protocollo. Gli abbiamo dato la possibilità di scegliere le regole di stazza e abbiamo definito un programma accettato da tutti, fuorchè gli statunitensi. Loro non ci volevano tra i partecipanti delle regate di selezione. E’ ovvio che, con una sola barca, un’eventualità del genere ci avrebbe impedito di allenarci e crescere dal punto di vista prestazionale. E’ come essere catapultati nella finale del Roland Garros senza aver mai colpito una pallina in allenamento o aver disputato un solo match.

LF: Il Deed of Gift riconosce al defender svariati vantaggi…
EB: Assolutamente, ma non l’ho scritto io. E’ come se Rafael Nadal, dopo aver vinto Wimbledon, dicesse: “Da questo momento giocheremo solo sulla terra rossa”. Questo documento da la possibilità al vincitore di scegliere il luogo e le regole di regata. E’ lo stesso da centocinquant’anni. Non a caso ho cercato di introdurre una certa equità, essenzialmente per impedire che la Coppa diventi un gioco tra multi-milionari. Questo è il mio obiettivo principale.

LF: BMW Oracle Racing concorda?
EB: In linea di principio, si. Nei fatti sto attendendo che fermino la loro azione legale.

LF: Tra l’altro, hanno appena presentato il nuovo ricorso…
EB: Non vedo questa mossa cosa possa portargli, se solo una vittoria gli garantirebbe una sfida a due sui multiscafi. E’ quesdta la ragione per la quale continuiamo a lavorare al nostro e siamo molto lontani dal finirlo. Ho avuto un incontro positivo con Larry Ellison: l’impressione è quiella che tutto sia andato meravigliosamente e abbiamo concordato su tutto. Ma ora, ho come la sensazione che qualcvosa si stia perdendo per strada. Il comunicato firmato da Tom Ehman emesso poco dopo era poco chiaro e anche Russell Coutts non ha certo aiutato le cose a sistemarsi.

LF: Quanto vissuto sino ad oggi appare come una gran perdita di tempo…
EB: Si. Il giorno dopo la nostra vittoria, fummo criticati, mentre il successo del nostro managemente era dimostrato da quello riscosso dalla trentaduesima America’s Cup. Non ho fatto altro che tentare di ripetere quel successo: abbiamo proposto una Coppa con una sola barca per il 2009, in modo da fidfelizzare gli sponsor. Un’anno dopo, a causa dell’azione legale, siamo ancvora fermi a quel punto.

LF: Ha qualche rimpianto?
EB: Si. Abbiamo commesso un errore fondamentale: non aver imposto qualche settimana di ferie al team dopo la vittoria, in modo da far diminuire la pressione prima di presentare il nuovo Protocollo. La comunicazione in quel frangente è stata pessima e ne abbiamo pagato il prezzo. MA un anno dopo, abbiamo capito che la visione proposta allora, era forse la migliore. Confido nella possibilità di trovare una soluzione equa, che sodduisfi tutti, ma per riuscirci bisogna che anche dall’altra parte si lavori in questa direzione.

LF: Parteciperete alle Louis Vuitton Pacific Series?
EB: Anche in questo caso, sono perplesso. Emirates Team New Zealand ci ha proposto di partecipare ma allo stesso tempo hanno iniziato una battaglia legale contro di noi. Louis Vuitton ha poi aggiunto “…la Coppa non ci interessa più”  e poi sponsorizzano questo evento… Mi piacerebbe andare, ma questo potrebbe rappresentare un precedente malvisto dai potenziali sponsor della prossima Coppa.

LF: Quando pensa che si disputerà la prossima Coppa?
EB: Penso sia lecito sperare nel 2010, con Valencia in pole position come sede dell’evento. Le infrastrutture sono tutte pronte. Abbiamo già una marea di problemi e non ne vogliamo altri: non si organizza una Coppa America schioccando le dita.

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