BMW Oracle Racing risponde ad Ernesto Bertarelli
AlinghiAmerica's CupOracle Team USAVela 14 Settembre 2008 Zerogradinord 0
[singlepic=439,170,250,,left]America’s Cup – San Francisco – A pochi giorni dalla pubblicazione su Zerogradinord.it dell’intervista di Ernesto Bertarelli, BMW Oracle Racing ha reso note alcune precisazioni riguardanti i temi trattati dal presidente di Alinghi nel corso dell’incontro con la stampa italiana avvenuto a Porto Cervo.
Il testo che segue è frutto di un nostro lavoro di traduzione e può quindi contenere errori o imprecisioni. Chi ha buona confidenza con l’inglese si rifaccia al testo originale, postato più in basso.
Mito e realtà: ciò che è veramente in gioco con l’America’s Cup
In una recente intervista, Ernesto Bertarelli ha rilasciato alcune dichiarazioni che crediamo meritino alcune puntalizzazioni.
Mito 1: L’unico problema riguardante il Protocollo originale è stato che Alinghi avrebbe dovuto svolgere un miglior lavoro di PR e prendersi più tempo per presentare la propria visione dell’evento. A parte ciò, si trattava di un buon documento.
Realtà: Il Protocollo era inaccettabile per i seguenti motivi:
– il defender poteva cambiare le regole in qualsiasi momento;
– il defender si arrogava il diritto di escludere o squalificare qualsiasi sfidante a discrezione della sua società di gestione, l’ACM;
– il defender poteva eleggere i componenti dell’Arbitration Panel e gli ufficiali di regata;
– il defender poteva regatare nelle challenger series, con tutte le conseguenze che questo avrebbe comportato (per esempio, influenzare il risultato della serie o eliminare uno sfidante) senza alcun danno per sé stesso;
– il defender avrebbe introdotto una nuova formula di stazza, alla quale peraltro stava già lavorando da tempo;
– il defender eliminava il concetto di Common Declaration, in base al quale, detentore e sfidanti, avrebbero dovuto comunicare la barca da utilizzare nel corso dell’evento allo stesso tempo. Agli sfidanti era richiesto di impiegare lo stesso scafo usato nel corso delle regate di qualificazione, mentre Alinghi poteva scegliere l’unità appena prima dell’inizio del match di Coppa America. Questo avrebbe rappresentato un vantaggio considerevole, in quanto il nuovo regolamento di classe avrebbe prodotto scafi capaci di performance molto diverse a seconda delle condizioni meteo. Con venti leggeri, una barca disegnata per dare il massimo con nove nodi, avrebbe guadagnato cinque metri al minuto rispetto a una concepita per una brezza di tredici nodi. A differenza del challenger, il defender avrebbe potuto quindi selezionare la barca sulla base delle previsioni meteo;
– il defender avrebbe definito il calendario delle regate di allenamento degli sfidanti.
Per queste ragioni, sette sindacati – Luna Rossa, Mascalzone Latino, Areva Challenge, United Internet Team Germany, Emirates Team New Zealand, BMW Oracle Racing e Victory Challenge – hanno definito questo Protocollo come il peggiore nella storia della Coppa America.
Mascalzone Latino ed Emirates Team New Zealand hanno continuato a contestare duramente il Protocollo. I neozelandesi hanno anche citato Alinghi in giudizio, accusandolo di condotta anti-sportiva.
Mito 2: E’ chiaro che il Protocollo presentasse alcuni problemi, ma si trattava di una prima stesura e Alinghi ha provveduto a sistemare i punti più importanti.
Realtà: Va notato che nel nuovo Protocollo al defender non è più riservata la facoltà di rimuovere i membri dell’Arbitration Panel. A parte questo, continua a garantirgli il totale controllo dell’evento e nello specifico, secondo la revisione più recente:
– il defender può cambiare il Protocollo a suo piacimento, tornando alla versione precedente;
– agli sfidanti non è concessa nessuna garanzia in merito alla nomina di giudici neutrali;
– al defender e ad ACM non è fatto alcun obbligo di agire garantendo una manifestazione equa e sportivamente corretta;
– al defender è garantita la facoltà di squalificare chiunque contesti il Protocollo.
[singlepic=436,250,170,,left]Mito 3: Con una sola barca a testa e con il defender impegnato a fissare il programma dell’evento, si andrebbe verso una manifestazione più giusta e conveniente per tutti.
Realtà: Le regole autorizzavano la costruzione di due barche per ogni team e fare cio era parte della strategia di sviluppo di Alinghi fin dall’inizio. Inoltre, Alinghi si è riservato il diritto di organizzare gli allenamenti dei challenger. Ciò garantirebbe al defender il totale controllo degli avversari. Nessun altro sport consente una cosa del genere. Il calendario dovrebbe essere fissato da un organismo indipendente.
Mito 4: Anche se Alinghi ha tentato di fare ricorso all’arma della diplomazia, gli americani non presenziavano alle riunioni.
Realtà: Si sono svolti negoziati che hanno coinvolto tutte le parti. Come risultato di queste discussioni, il 15 novembre 2007, Emirates Team New Zealand, Team Origin e Team Shosholoza, assieme al Golden Gate Yacht Club hanno sottoscritto un documento comune poi sottoposto al defender. Alinghi lo ha respinto, come ha rifiutato ogni tipo di mediazione.
Mito 5: Alinghi era disponibile a una sfida sui multiscafi ma il Golden Gate Yacht Club ha rifiutato di concedere al defender il tempo necessario per prepararsi al meglio.
Realtà: Il Golden Gate Yacht Club ha chiesto più volte ad Alinghi di volersi sedere a un tavolo, per organizzare una Coppa America tradizionale. Il defender ha rifiutato tali proposte. Ha inoltre posto come condizione irrinunciabile per prendere parta a una regata da disputarsi ai sensi del Deed of Gift, quella di poter scegliere tanto il luogo, quanto la data, diritto, quest’ultimo, normalmente riservato allo sfidante. I tempi a disposizione dei team erano chiari sin dall’inizio. In seguito, Alinghi si è detto sorpreso del poco tempo a disposizione, quando lo stesso Ernesto Bertarelli, già alla fine del 2007, dichiarava di aver già iniziato i preparativi per una Coppa con i multiscafi da disputarsi nel 2008.
Mito 6: Nonostante le tante revisioni del Protocollo volute da Alinghi, BMW Oracle Racing ha sempre chiesto di più.
Realtà: A supporto della proposta di compromesso, datata 15 novembre 2007, il Golden Gate Yacht Club si era detto disponibile a consegnare nella mani di una terza parte, una lettera atta a cessare l’azione legale nei confronti di Alinghi, da presentare in tribunale nel momento in cui, il defender, avrebbe sottoscritto il documento sottopostogli dai challenger.
Mito 7: Non ci sono ragioni per tornare a mettere mano al Protocollo.
Realtà: Il rifiuto da parte di Alinghi di riaprire discussioni relative al Protocollo, dimostra la volontà del defender di godere dei vantaggi indicati nel punto 2.
Mito 8: Il fatto che Alinghi possa rifiutare uno sfidante non rappresenta un problema reale.
Realtà: Questo fatto solleva la domanda sul perchè vogliano mantenere tale punto, che rappresenta un punto di forza a totale uso e consumo del defender. E’ difficile trovare uno sport nel quale il campione in carica può scegliere con chi confrontarsi.
Mito 9: Le contestazioni mosse al Club Nautico Espanol de Vela sono state unicamente di origine tecnica. E’ stato quindi ragionevole da parte di Alinghi rispondere con valutazioni dello stesso tipo.
Realtà: Il Club Nautico Espanol de Vela non è e non è mai stato un vero yacht club. Gli spagnoli stessi hanno sostanzialmente ammesso questo fatto. Mentre in passato le regole si sono adattate per favorire l’ingresso di nuovi sfidanti, questo non è mai stato fatto per il Challenge of Record, figuriamoci per uno che agisce in accordo con il defender. Del resto, nessuna delle parti ha mai contestato la tesi secondo la quale, pur di mantenere l’evento in Spagna, il Club Nautico Espanol de Vela avrebbe assecondato i desideri del defender. Un accordo che si riflette nel Protocollo (vedi punto 1).
Mito 10: Mentre è insolito per Alinghi essere giudice, organizzatore e partecipante al tempo stesso, questo deve essere accettato per puntare alla realizzazione di un evento migliore.
Realtà: E’ evidente che Alinghi non contesta questa visione del Protocollo. Essi sostengono di essere gli unici meritevoli di fiducia nonostante il potere sia totalmente nelle loro mani. Mai nessuna organizzazione sportiva ha accettato una situazione del genere.
Mito 11: Le questioni trattate non sono realmente la causa di tutto questo ritardo. Tutti dovremmo essere in linea con l’evento proposto da Alinghi.
Realtà: Disputare una regata chiamata America’s Cup, non significa partecipare davvero all’America’s Cup. Togliere la prospettiva di una manifestazione equa, equivale a scrivere la parola fine all’evento. Vale senza dubbio la pena lottare per difendere la genuinità della Coppa America.
Mito 12: Il Golden Gate Yacht Club non vuole risolvere le questioni in ballo.
Realtà: La proposta del Golden Gate Yacht Club di tornare ad un evento condotto sotto l’egida delle regole in vigore nel corso dell’ultima edizione, è ancora sul tavolo. Se Alinghi accettasse questa proposta, torneremmo in acqua domani. Riteniamo che la maggior parte dei sindacati accoglierebbe favorevolmente questa soluzione, ma il defender non ha mai spiegato perchè questa soluzione è da ritenersi poco attraente.
[singlepic=438,170,250,,left]Myth and reality: what’s really at stake with the America’s Cup
A recent interview Ernesto Bertarelli reported several claims that we believe need correction. The following summary addresses the key points raised in that interview and summarizes the relevant factual background to them.
Myth 1: The only real problem with the original protocol was that Alinghi should have done a better PR job and taken more time to present its vision for the future. Apart from that it was a fundamentally good document.
Reality: The protocol was unacceptable for the following reasons:
• Defender able to change the rules at any time
• Defender able to exclude or disqualify any challenger at the discretion of its management company, ACM
• Defender elected the race officials and the arbitration panel
• Defender allowed to race in the challenger series. As they are already guaranteed a place in the America’s Cup they can therefore eliminate a team or influence the outcome of the series at no risk to themselves.
• Defender deciding a new design rule that it had a potential head start in developing
• Defender eliminated the Common Declaration that requires both sides to declare their race boat at the same time. The challenger was required to use the boat they qualified in, but Alinghi remained free to select its race boat just before the start of the match. This was a huge advantage as the new design rule created boats whose performance varied considerably with wind conditions: in light wind a boat designed for nine knots would beat one designed for 13 knots by five meters per minute. Unlike the challenger, the defender could select its preferred boat for the forecast at the time of the race.
• Defender set the challengers’ practice race schedule – Alinghi would decide when challengers could practice and who they were allowed practice against. (see Myth 3)
For these reasons, seven syndicates (Luna Rossa, Mascalzone Latino, Areva Challenge, United Internet Team Germany, Emirates Team New Zealand, BMW ORACLE Racing, Victory Challenge) all wrote calling it the worst protocol in the history of the event.
Mascalzone Latino and Emirates Team New Zealand have continued to publicly strongly oppose the protocol. ETNZ is suing Alinghi for exercising anti-competitive control over the event.
Myth 2: It is agreed that the protocol did have some problems but that it was only intended as a first draft and Alinghi fixed all serious concerns.
Reality: It is fair to note that the revised protocol removed some of the defender’s earlier rights to remove Arbitration Panel members. But otherwise it retains a whole new level of control over the event. Under the “new” protocol the following conditions still apply:
• The defender can change the protocol back at any time it wishes to the previous document
• Challengers gain no input on the appointment of neutral officials
• The defender and ACM are pointedly excluded from any binding obligation to act in a manner that complies with fair dealing, good sportsmanship or fair play
• The defender can still disqualify any competitor who disputes the protocol.
Myth 3: Each team would have only one boat, and the defender setting the sailing schedule would make the event fairer and more affordable.
Reality: The rules allowed each team to build two boats and doing so was part of Alinghi’s development strategy from the outset.
Additionally, Alinghi gained the new power to organize the challengers’ practice schedule. This could be done to suit its training preferences and needs at the expense of rivals. No other sport permits a defending champion to do this. The schedule should be set by an independent body.
Myth 4: While Alinghi attempted to negotiate a reasonable way forward “the Americans wouldn’t even come to the meetings.”
Reality: There were in fact close ongoing negotiations involving all parties. As a result of these discussions, on 15 November 2007 Emirates Team New Zealand, Team Origin, and Team Shosholoza joined with GGYC in formally putting a compromise proposal to the defender. Alinghi rejected this. The defender was offered the choice of ten mediators. But it also rejected these.
[singlepic=437,250,170,,left]Myth 5: Alinghi attempted to negotiate a genuine multihull race but GGYC refused to enter into these negotiations in order to maximize an unfair advantage it had in build time.
Reality: GGYC requested meetings with Alinghi to negotiate a mutual consent regatta involving all teams. The defender declined to enter into these discussions. It also insisted as a prerequisite to negotiating a Deed of Gift race that it not only have the right to name the venue but also the challenger’s right to name the date. The build time requirements were clear to both teams from the outset. Alinghi’s later claims to have been “surprised” by the timing were inconsistent with Ernesto Bertarelli’s earlier statements in late 2007 that he was already preparing for a multihull race in 2008.
Myth 6: Alinghi continued to offer new changes to the protocol but GGYC always demanded more.
Reality: In support of the above compromise proposal, on 15 November 2007, GGYC in fact formally committed to putting a letter to discharge its court case in the hands of a third party for action when Alinghi settled (thus ensuring any agreement was binding and would not be subject to any further negotiation.)
Myth 7: There is no reason to re-open the protocol
Reality: This dogged refusal to re-examine the protocol suggests Alinghi wants to retain the very serious imbalances in its favor as set out in Myth 2 for obvious reasons.
Myth 8: Alinghi’s power to refuse any entry is not a real problem
Reality: This raises the question as to why they insist on retaining it. In fact this right confers a huge power on the defender. It is hard to think of any sport where a defender gets to pick and choose between who can challenge it.
Myth 9: Concerns about CNEV were only technical, so it has been perfectly reasonable for Alinghi to also respond by challenging technical details
Reality: CNEV was not, nor ever has been a genuine yacht club. CNEV has itself essentially admitted this fact. And while the rules may have been bent in the past for new entrants this has never been done for a Challenger of Record, let alone one acting in collusion with the defender.
No one has ever seriously disputed the proposition that in return for securing the event in Spain CNEV agreed to whatever conditions the defender wanted. The generous terms it was prepared to give the defender as part of this deal are reflected in the protocol. (See Myth 1)
Myth 10: While is it unusual for Alinghi to be “judge organization and participant at the same time” this is acceptable as part of implementing a better vision for the future.
Reality: It is revealing that Alinghi do not dispute this description of the protocol. They merely argue that they can be trusted with such a disproportionate level of power. The fact is no major credible sporting organization has ever agreed to such an imbalanced proposition.
Myth 11: The issues are stake are not really worth all this delay and upset and we should all move on to an event along the lines that Alinghi is suggesting.
Reality: Having a regatta that is called the “America’s Cup” does not mean it really is the America’s Cup. Take away the prospect of genuine competition between equal teams and you end the event. Protecting a genuine America’s Cup is definitely worth fighting for.
Myth 12: GGYC just don’t want to settle this.
Reality: GGYC’s offer to return to the successful rules of the last event is still on the table. Alinghi could agree to this and we could all go sailing tomorrow. We believe most syndicates would welcome this as a sensible solution, but Alinghi have never explained just why it remains so deeply unattractive to them.
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