America’s Cup, Oracle Team USA pensa a una clausola sulla nazionalità
America's CupOracle Team USAVela 11 Dicembre 2013 Zerogradinord 0
Auckland – Rispondendo alle domande del New Zealand Herald, Russell Coutts ha lasciato intendere che nel Protocollo della 35ma America’s Cup potrebbe essere ripristinata la clausola di nazionalità.
Il CEO di Oracle Team USA ha sottolineato come le trattative con il Challenger of Record, Team Australia (Hamilton Island Yacht Club), siano a buon punto e come l’idea di reintrodurre la regola relativa alla nazionalità dei velisti abbia ricevuto grande consenso.
Fu proprio in seguito all’abolizione della clausola sulla nazionalità – abrogata da Team New Zealand nel 2000 – che Russell Coutts poté accasarsi alla corte di Ernesto Bertarelli. Un trasferimento coronato con la vittoria dell’America’s Cup del 2003 da parte di Alinghi. La decisione dei kiwi generò grande scalpore nella comunità velica e da allora il dibattuto è rimasto aperto.
Nel corso della 34ma America’s Cup l’unica condizione era che gli scafi delle barche dovevano essere costruiti nella nazione d’origine del team, ma non c’era alcuna restrizione sulla nazionalità dei velisti coinvolti.
Ecco perché Oracle Team USA, che rappresenta il Golden Gate Yacht Club di San Francisco, ha avuto in equipaggio un solo americano, Rome Kirby, mentre Artemis, pur essendo svedese, non imbarcava nessun velista scandinavo.
La tendenza, negli ultimi tempi, è stata quella di rapportare l’America’s Cup al mondo della Formula Uno, ma più di recente pare esserci un’inversione di tendenza: “Sia il Challenger of Record che il Defender vorrebbero rendere operativa una qualche restrizione relativa alla nazionalità dei velisti” ha detto Coutts .
Certo è che a spingere per il cambiamento è Team New Zealand: non a caso Grant Dalton ha a lungo sostenuto la necessità di introdurre la clausola di nazionalità. Ma con più velisti neozelandesi coinvolti nella 34ma America’s Cup, una mossa del genere potrebbe lasciare molti di essi senza lavoro.
Coutts ha anche ribadito la necessità di attrarre più squadre per la prossima edizione, ma ha anche aggiunto di non aspettarsi una marea di nuovi iscritti.
“Penso sia meglio puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Ora abbiamo le quattro squadre provenienti dalla 34ma edizione che sembrano essere già attive, più il Challenger of Record australiano. Sembra quindi probabile che cinque team siano garantiti. Speriamo che questo numero possa aumentare, magari grazie a un team proveniente dai paesi asiatici” .
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