America’s Cup, Iain Murray parla del Protocollo e della Coppa che verrà
America's CupIn evidenzaTeam AustraliaVela 7 Maggio 2014 Zerogradinord 0
Sydney – Interessante intervista di Iain Murray raccolta da Richard Gladwell di Sail-World.com. Il CEO del Challenger of Record, Team Australia del miliardario Bob Oatley e dello skipper Matthew Belcher, ha rilasciato interessanti anticipazioni circa la bozza di Protocollo della 35ma America’s Cup che nel corso degli ultimi giorni ha preso a circolare tra i potenziali sfidanti del Defender Oracle Team USA.
Sottolineando che il testo è stato stilato dopo lunghe e approfondite discussioni – “Abbiamo cercato di fare del nostro meglio, ed è ovvio che non tutte le nostre idee siano state accettate, come del resto abbiamo posto alcuni veti su determinate proposte del Defender” – Murray, già a capo dell’America’s Cup Race Management, ha confermato che anche la prossima Coppa si disputerà a bordo di multiscafi, lunghi però 62 piedi anziché 72, e che le America’s Cup World Series, da disputarsi utilizzando gli AC45, saranno riproposte e che conteranno ai fini delle Challenger Selection Series (ex Louis Vuitton Cup).
Le America’s Cup World Series
Come previsto si tornerà a regatare nel 2015, dato che l’America’s Cup si svolgerà nel lontano 2017, in una località che, con ogni probabilità, verrà svelata solo il prossimo anno. Mentre perdono quota le Hawaii, tornano in auge le azioni di San Francisco, sede dell’ultima edizione, e San Diego: “Ma la scelta, in tal senso, spetterà esclusivamente al Defender“.
Appare cristallino che non sarà più possibile iscriversi all’America’s Cup World Series senza essere accettati come sfidanti ufficiali da parte del Defender, questo per impedire a team privi di risorse di fare business approfittando della grade visibilità garantita dalla Vecchia Brocca. Quindi meno team protagonisti degli eventi di avvicinamento al gran finale, ma un livello che si annuncia decisamente più alto: del resto non si sentirà certo la mancanza di equipaggi presenti solo con l’intento di girare tra le boe nella speranza di condurre a termine le varie prove senza riportare danni.
Impossibile allo stato attuale dire quale sarà la percentuale di punti in palio nel corso delle America’s Cup World Series, dato che ancora non è dato sapere quanti saranno i team iscritti.
Murray ha poi aggiunto che difficilmente gli AC45 riusciranno a fare foiling già nel 2015 perché “non sono barche progettate per farlo e buttarsi in spese folli per modificarli con l’incertezza di riuscire nell’intento è una cosa sulla quale è bene meditare“.
Gli AC62
Relativamente agli AC62, questi verranno introdotti alcuni mesi prima dell’inizio dei Round Robin delle Challenger Selection Series e ai team sarà garantito un adeguato lasso di tempo per prendere confidenza con le nuova barche. Per la cronaca, gli AC72 hanno debuttato dodici mesi prima dell’inizio della fase finale della 34ma America’s Cup.
I perché di una nuova classe, caratterizzata da elementi di monotipia, come ad esempio l’ala che pare sarà identica per tutti, sono diversi: in primo luogo economici, dato che secondo Murray si risparmierà circa il 30% rispetto al passato e si potrà essere competitivi con 60-70 milioni di budget; in secondo luogo collegati al fatto che non tutti i potenziali team hanno a disposizione un AC72 e quindi lo sviluppo vedrà tutti muovere da basi più o meno analoghe.
Fa già discutere il fatto che il Defender possa costruire due barche, mentre gli sfidanti solo una. E poco conta che a Oracle Team USA sarà consentito di utilizzarle entrambe solo dopo la sua uscita dalle Challenger Selection Series, anche perché è difficile immaginare importanti sviluppi dal punto di vista prestazionale sulle imbarcazioni dei team impegnate con cadenza quasi quotidiana nelle fasi di selezione. Non deve inoltre passare inosservato il fatto che il Defender potrà allenare due equipaggi contemporaneamente e avere quindi sempre uomini al top della forma, mentre i Challenger, pur non avendo limitazioni sul numero di velisti, dovranno gioco forza fare di necessità virtù.
Murray tenta di metterci una pezza rimarcando che, il fatto di poter navigare con due barche, potrebbe consigliare al Defender di non prendere affatto parte alle Challenger Selection Series, e quindi di non potersi confrontare con gli altri.
Avere una sola barca potrebbe comportare conseguenze disastrose in caso di scuffia di uno degli sfidanti: se l’AC62 finisse distrutto, o comunque non risultasse riparabile, ciò significherebbe la fine della campagna e il fallimento di un’impresa da 60-70 milioni senza nemmeno tirare un bordo nella fase finale. Un punto di vista supportato dal CEO del Challenger of Record rappresentante l’Hamilton Island Yacht Club, secondo il quale, in caso di incidente occorso al Defender, anche a quest’ultimo sarebbe comunque impedito di utilizzare la seconda barca.
Le parti di ricambio non saranno comunque limitate e ogni team avrà almeno due ali rigide. Inoltre il design “sarà molto più conservativo e ogni barca dovrà superare una serie di approfonditi test strutturali per accertarne l’affidabilità. Non per questo, comunque, le barche saranno più lente: gli spunti dovrebbero essere analoghi a quelli degli AC72“. Va da sé che, parlando di parti di ricambio illimitate, è prevedibile che ogni team farà costruire più scafi, traverse e altri pezzi strutturalmente indispensabili, in modo da poter intervenire per riparare quasi ogni genere di danno.
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