Volvo Ocean Race, Torben Grael parla a Zerogradinord.it
Ericsson RacingOceanoVelaVolvo Ocean Race 13 Maggio 2009 Zerogradinord 2
[singlepic=2468,300,204,,left]Volvo Ocean Race – Boston – A pochi giorni dalla partenza da Boston, Zerogradinord.it ha intervistato Torben Grael.
Alla vigilia del ritiorno in Europa, lo skipper di Ericsson 4, leader incontrastato della classifica, fa il punto della situazione, parla dei VOR 70, del regolamento e del percorso, e spiega come il suo equipaggio si sta preparando a quello che si annuncia come un vero e proprio sprint finale.
D: Ciao Torben e grazie per il tempo che stai dedicando a Zerogradinord.it. La prossima tappa della Volvo Ocean Race vi riporterà in Europa. Si va verso la fine del giro del mondo. Qual è il ricordo più intenso degli ultimi mesi?
TG: Sono tanti, è difficile sceglierne uno. Durante la prima tappa, ad esempio, è successo un po’ di tutto: abbiamo dovuto sbarcare una persona prima dell’Equatore, poi c’è stata l’emozione del record di percorrenza e la vittoria a Cape Town. Poi l’India, Singapore, la Cina: posti nuovi, difficili, diversi. Per non parlare della tappa infinita da Qingdao al Brasile, passando Capo Horn. Capo Horn è sempre un’esperienza speciale, unica. La In-Port Race di Rio de Janeiro, davanti alla mia gente, e infine l’arrivo a Boston, che per noi è stato importantissimo. Sono tante belle cose da ricordare, è davvero difficile fare una classifica.
D: Hai parlato di India, Singapore e Cina. Secondo la tua opinione, il nuovo percorso ha dato qualcosa in più alla regata?
TG: E’ stato sicuramente molto diverso: andare in questi posti ha rappresentato senza dubbio qualcosa di interessante. Forse non conveniva andare a Qingdao d’inverno: ci si poteva fermare un po’ più a sud, o programmare un arrivo in zona in un’altra stagione. Ma sono riflessioni che spettano all’organizzazione, non a noi. Il profondo sud l’abbiamo comunque vissuto durante l’approccio a Capo Horn, dove abbiamo trovato vento in abbondanza.
D: Vi preparate a tornare in Europa da leader della classifica: qual è stata, sino ad oggi, la chiave del vostro successo?
TG: Credo si tratti di un insieme di fattori. Innanzitutto un ottimo avvio di regata: tutto l’allenamento fatto a Lanzarote ha pagato molto, perché ci siamo presentati al via al massimo della forma. La consistenza è stata un’altra cosa molto importante. Per non parlare del team ben strutturato, con buone risorse e un progettista che ci ha dato una barca allround: Ericsson 4, infatti, si difende bene in ogni condizione meteo. In ultimo, ma non da ultimo, l’equipaggio, molto affiatato e privo di punti deboli.
[singlepic=2469,300,204,,left]D: A parte quanto accaduto nel corso della quarta tappa, le barche appaiono più affidabili. Come sono cambiati i VOR 70 rispetto alla precedente edizione?
TG: Le barche sono migliorate considerevolmente. Non va dimenticato che sono barche nate prevalentemente per la navigazione alle portanti, non per fare tanta bolina. La tappa che ci ha portati da Singapore a Qingdao, quando si sono registrati numerosi cedimenti strutturali, è stata quasi tutta di bolina e per di più contro un moto ondoso pazzesco, generato dalla corrente impetuosa che correva contraria al vento, peraltro nemmeno troppo forte. Il mare era davvero impressionante: le onde erano ripidissime e corte. Queste barche, che sono molto piatte, hanno sofferto parecchio.
D: Tra pochi giorni si parte per tornare in Europa con la più classica delle traversate atlantiche. Che condizioni vi aspettate?
TG: Le previsioni parlano di una partenza con vento leggero, più o meno come accaduto il giro passato. Poi c’è questo problema dell’Ice Gate che ci obbligherà a navigare bassi, vicino alla Corrente del Golfo: ci sarà da stare molto attenti, perché sulla corrente vai molto veloce, ma il mare diventa grosso molto in fretta.
D: Corrente del Golfo che ha caratterizzato anche le scelte tattiche precedenti l’arrivo di Boston, una tappa importante per Ericsson 4…
TG: E’ stata una frazione difficile. Le barche sono state vicine per tutta la regata, a parte Telefonica Blue che si era allungato. La nostra fortuna è stata che lui si è trovato per primo nel vento leggero, mentre noi continuavamo ad avere aria fresca. Una volta raggruppati a fare la differenza è stata la scelta tattica di strambare prima di incrociare la Corrente del Golfo. Molto difficile è stato anche l’arrivo: il mare, infatti, vicino a Boston è molto freddo e questo impedisce al vento di stendersi omogeneamente sulla superficie. Possono esserci 20 nodi in testa d’albero e 5 sotto. Molto poco vento, quindi, e quello che c’era veniva da dietro: le barche sono tornate un’altra volta molto vicine.
D: Dopo la prossima tappa, la Volvo Ocean Race cambierà registro: tanti punti in palio, ma tappe brevi, che potremmo definire sprint. Come cambierà il vostro approccio alla regata?
TG: Non molto. E’ senza dubbio più difficile il cambio opposto: passare dalla breve alla lunga. Molti di noi vengono dalle esperienza sui campi di regata delimitati da boe, dove devi dare il tutto per tutto in un brevissimo lasso di tempo. Le lunghe sono più stressanti, sia fisicamente che tecnicamente: le barche soffrono e devi regatare pensando a tenerle in un solo pezzo. Certo, il fatto che ci siano tanti punti in palio e tutto possa ancora accadere non sarà motivo di relax per l’equipaggio.
[singlepic=2467,300,204,,left]D: A proposito di punti: il fatto che le In-Port Race abbiano un valore così importante in una regata che si articola sul giro del mondo è giusto o è un aspetto che andrebbe rivisto?
TG: Sono dell’opinione che andrebbe rivisto. Le In-Port Race dell’edizione precedente erano lunghe. Quelle che facciamo adesso sono regatine brevi. Credo che i punti in palio siano davvero troppi.
D: Un’ultima domanda: qual è stata la sorpresa di questa Volvo Ocean Race?
TG: Sono rimasto davvero colpito da come le barche, per quanto diverse, hanno prestazioni simili: magari c’è quella che cammina di più con vento forte e meno con vento debole, e quella che funziona all’opposto, ma alla fine i VOR 70 sono davvero vicini. Certo, è qualcosa che rende il duello difficile, ma anche questo è il bello della sfida.
D: Torben, grazie ancora e in bocca al lupo per il proseguo della regata…
TG: Crepi il lupo, un abbraccio.
VOLVO OCEAN RACE, ZEROGRADINORD.IT TALKS TO TORBEN GRAEL
Volvo Ocean Race – Boston – Few days before the starts from Boston, Zerogradinord.it interviewed Torben Grael.
Ericsson 4‘s skipper, unchallenged leader of the race, makes the point of the situation, talks about VOR 70, rule and course and explains how his team is preparing for the last steps of Volvo Ocean Race 2008-2009.
Q: Hello Torben and many thanks for dedicating some of your time to Zerogradinord.it. Next leg of the Volvo Ocean Race will bring you back in Europe. What is the memory most intense of recent months?
TG: There are so many, it is difficult to choose one. During the first leg, for example, lots of things happened: we had to drop one of us off before crossing the Equator, then there was the thrill of 24 hours’ record and the victory in Cape Town. Then India, Singapore, and China: new places, new difficulties and new differences. And after the endless leg from Qingdao to Brazil, through Cape Horn. Cape Horn is always a special experience. The In-Port Race in Rio de Janeiro, in front of my fans, and the arrival in Boston, which was very important for us. There are so many beautiful things to remember, it’s really hard to classify.
Q: You mentioned India, Singapore and China. According to your opinion, the new course gives something more to the race?
TG: It was certainly very different from the past: to go in these places and it was certainly something interesting. Maybe not the best to go to Qingdao during the winter but you could stop further south, or choose to go in the area in another season. But these things concern the organization. In the deep south, during the approach to Cape Horn, we experienced lots wind and big waves.
Q: You are preparing to return to Europe as leaders in the race, what was until now the key to your success?
TG: I think there are several sets of factors. First, a good start: all the training done in Lanzarote has paid a lot, because we were in good shape in Alicante. The consistency was another important thing. Also, the team was well structured, with good resources and a designer who gave us an all-round VOR 70: Ericsson 4, actually, defends itself well in any weather condition. Last but not least, the crew is very united and without weaknesses.
Q: Apart from what happened during the fourth leg, the boats are more reliable. How does this VOR 70 compared to the previous design version?
TG: The boats have improved considerably. Do not forget that these boats are created mainly for reaching and not to sail upwind. The leg from Singapore to Qingdao there were many structural failures, it was mainly upwind and more against an horrible sea condition generated by the fast current that ran against the wind, that was so strong to do some big damage. The sea was really impressive: the waves were steep and short. These boats, which are very flat, suffered a lot.
Q: In a few days you start to return to Europe, which will be classic North Atlantic crossings. What conditions do you expect?
TG: For the start we expect light wind similar to the previous edition. Then there is the Ice Gate, that will force us to navigate low and close into the Gulf Stream: we must be very careful because the current permits us to go very fast, but at the same time the sea becomes big very quickly
Q: The Gulf Stream has characterized the tactics prior Boston arrival: for Ericsson 4 was an important success…
TG: TG: It was a very difficult leg. The boats were very close during the race apart from Telefonica Blue, which, for the first part, had a good lead. Our luck was that they were the first to enter into the light winds while we continued to have fresh air. Once everyone re-grouped, the difference was the tactical choice to jibe before the crossing of the Gulf Stream. Outside of Boston was also difficult. The sea close to Boston is very cold which inhibits the wind from spreading over the surface. There may be 20 knots at the masthead and 5 below. With very little wind, our opponents where able to close up the distance from behind us to be very close to us.
Q: After the next stop, the Volvo Ocean Race changes: many short legs with many points to win. How will you change your approach to racing?
TG: Not so much. Without any doubt the most difficult change is switching from short to long legs. Many of us race around the buoys, where give everything in a very short period of time on a short leg. Long legs are more stressful, both physically and technically. The boat suffers more and you have to preserve it in one piece. Certainly, the fact that there are so many points to win and anything can happen, gives us no reason to relax as a racing crew.
Q: Speaking about points: the fact that the In-Port Races are such an important part of the series and part of a round the world race, is it good or is there something that should be reviewed?
TG: I believe that there should be review. The In-Port Racing of the previous edition was longer. The races that we are racing now are very short. I believe that the points for winning them are really too many.
Q: One last question: what was the biggest surprise of this Volvo Ocean Race?
TG: I was really impressed by how the boats, although different, have similar performance. Maybe there is one that goes better with less wind and one, which goes better in the stronger winds, but in the end, the VOR 70s are really close in performance. Sure, it’s something that makes the duel more difficult, but that’s the beauty of the challenge.
Q: Torben, thanks again and good luck for the continuation of the race…
TG: Many thanks, a hug to everybody.
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