America’s Cup, Alinghi al contrattacco
AlinghiAmerica's CupVela 22 Gennaio 2010 Zerogradinord 0
[singlepic id=4870 w=300 h=204 float=left]America’s Cup – Valencia – La Société Nautique de Genève, yacht club defender della 33a America’s Cup, ha presentato oggi, alla Suprema Corte di New York, le sue motivazioni contro la nona causa legale intentata dal Golden Gate Yacht Club, che contiene un’errata interpretazione della regola della “costruzione nel paese d’origine” del Deed of Gift, il documento che governa l’evento. I documenti presentati riaffermano l’interpretazione di Société Nautique de Genève secondo la quale soltanto lo scafo ‘yacht or vessel’ deve essere costruito nel paese del club che detiene la Coppa.
Le affermazioni di Société Nautique de Genève sono sostenute da precedenti storici, come le dichiarazioni contenute nell’affidavit di John Rousmaniere, un storico ed esperto di America’s Cup secondo il quale: “I donatori della Coppa che hanno redatto il Deed of Gift originale non hanno mai contemplato limiti nella realizzazione di vele all’estero o costruite con tecnologia estera. Loro stessi, infatti, utilizzarono vele inglesi quando vinsero per la prima volta l’America’s Cup con lo schooner America. Quando poi George Schuyler, l’ultimo armatore della goletta America sopravvissuto, nel 1882 aggiunse la clausola della costruzione nel paese d’origine, si preoccupò di sottolineare che la Coppa rimanesse un evento davvero competitivo, preservandone allo stesso tempo caratura internazionale. Per questo motivo limitò la regola della costruzione nel paese d’origine soltanto allo scafo e non alle vele”.
Altri documenti presentati alla Corte confermano che le richieste del Golden Gate Yacht Club sono, di fatto, errate. Le vele di Société Nautique de Genève sono state costruite in Svizzera e questo è confermato da un affidavit di Tom Whidden, presidente della North Sails e da un certificato ufficiale di origine svizzera emesso dalla Camera di Commercio elvetica.
“Société Nautique de Genève è sicura del fatto che la sua barca rispetti i dettami del Deed of Gif, anche nella regola della ‘costruzione nel paese d’origine’. La nostra interpretazione è confermata dal linguaggio stesso del Deed of Gift, da precedenti storici e dalle intenzioni dei donatori della Coppa”, ha dichiarato Fred Meyer, vice-commodoro di Société Nautique de Genève. “Per diverse ragioni l’accusa del Golden Gate Yacht Club è di fatto sbagliata e noi abbiamo presentato alla corte evidenze sostanziali che comprovano che le nostre vele sono realizzate in Svizzera. È nostra opinione che si deve regatare l’8 Febbraio. Il Golden Gate Yacht Club dovrebbe interrompere la sua strategia tesa a ritardare lo svolgimento dell’evento per cercare di guadagnare tempo e quindi di trarre un vantaggio in termini di prestazioni rispetto al Defender e dovrebbe anche lui pensare a riportare la regata in acqua. Se tuttavia il challenger intende proseguire nella sua strategia legale, allora il giudice dovrebbe osservare con attenzione la barca americana, che non rispetta l’interpretazione che lo stesso Golden Gate Yacht Club da del Deed of Gift” ha concluso Meyer.
[singlepic id=4872 w=300 h=204 float=left]Mozione sulla costruzione nel paese d’origine della barca americana
Parallelamente ai documenti che contestano le accuse del Golden Gate Yacht Club, Société Nautique de Genève ha presentato una mozione per la quale, se l’interpretazione della regola della costruzione nel paese d’origine del Golden Gate Yacht Club dovesse essere riconosciuta dalla Corte, allora la loro stessa imbarcazione sarebbe non conforme al Deed of Gift e quindi illegale.
iversi affidavit a firma di esperti internazionali nel settore della progettazione delle imbarcazioni, come Duncan MacLane e Nigel Irens, supportano il fatto che il trimarano del Golden Gate Yacht Club è una barca di progettazione francese e non americana, come dimostrano anche le fotografie allegate alla mozione. La barca del Golden Gate Yacht Club inoltre è realizzata con una serie di componenti non americani. L’imbarcazione di BMW Oracle Racing non è nemmeno uno sloop sospinto dalle vele, ovvero da una randa e un fiocco come dichiarato nel certificato di sfida presentato a suo tempo dal club Americano, ma da un albero alare. La documentazione presentata da Société Nautique de Genève dimostra come l’ultima causa presentata dal Golden Gate Yacht Club trasgredisca lo spirito del Deed of Gift e come lo yacht club di Larry Ellison abbia dimenticato il significato di “a friendly competition between nations” una competizione amichevole tra nazioni.
Estratti dagli affidavit
Estratto alle dichiarazioni di John Rousmaniere, storico dell’America’s Cup:
”Per più di cento anni nelle regate dell’America’s Cup, il concetto di nazionalità è sempre stato applicato soltanto agli yacht club e agli scafi delle imbarcazioni. Non c’erano restrizioni in questo senso sulle vele nella prima regata del 1852, quando gli armatori dell’imbarcazione americana utilizzarono vele inglesi. La prima restrizione formale negli scambi internazionali di vele e di altri componenti tecnologici è stata applicata soltanto nella 19a edizione nel 1962, quando il fiduciario di allora, il New York Yacht Club, pubblicò quella che potremmo definire una ‘risoluzione interpretativa’ che limitava lo scambio di tecnologia all’interno dei confini nazionali. Successivamente furono imposte altre restrizioni, a volte anche in conflitto tra loro, fino a quando tutte le interpretazioni furono annullate proprio da Société Nautique de Genève e dal Golden Gate Yacht Club prima delle recenti regate del 2007”.
“A parte gli scafi, le vele, così come i velisti e i velai non erano interessati dalle restrizioni sulla nazionalità e senz’altro non lo erano nelle intenzioni dei donatori della Coppa e del fiduciario il New York Yacht Club”.
[singlepic id=4871 w=320 h=240 float=left]“Seguendo l’interpretazione della regola come proposta dal Golden Gate Yacht Club nella sua azione legale, nella maggior parte delle 19 edizioni sia il challenger sia il defender (e a volte entrambi) sarebbero potuti essere squalificati”.
“Sin dalle proteste e dalle polemiche che investirono lo yacht canadese Atalanta relativamente al fatto che la sua forma di scafo fosse riferibile a un’imbarcazione americana, il verbo ‘constructed ovvero costruito può soltanto aver significato ‘designed and built’ cioè progettato e realizzato. Niente è stato mai detto o anche sottinteso nel ‘Secondo Deed’ circa le vele, il fasciame o altre parti standard riconducibili alla costruzione”.
Estratto dall’Affidavit di Tom Whidden, presidente della North Sails:
“Io assumo che Alinghi ha realizzato le vele di Alinghi 5 in Svizzera come segue: 1) assemblando i pannelli di tessuto 3DL per realizzare il corpo delle vele; 2) realizzando la finitura delle vele in tutte le sue parti con i tradizionali metodi della lavorazione artigianale; 3) trasportando le vele realizzate all’ormeggio di Alinghi 5“.
Estratto dall’affidavit di Nigel Irens, progettista di multiscafi dell’omonimo studio:
“Dal mio punto di vista, l’imbarcazione di BOR 90 è un’estrapolazione e un adattamento di altri attuali progetti dello studio francese VPLP”.
Estratto dall’ affidavit di Duncan MacLane, progettista di multiscafi:
“Negli ultimi 10 anni la progettazione di multiscafi di grandi dimensioni negli Stati Uniti ha avuto uno sviluppo poco significativo. La maggior parte di questa attività si è concentrata in Europa, con progettisti europei. Il trimarano di 90 piedi di BOR 90 è chiaramente l’espressione della filosofia di questi trimarani da regata europei, in particolare degli ORMA 60 e dei loro programmi di sviluppo”.
Per leggere il Memorandum of Law clicca qui.
Per leggere la replica di Alinghi clicca qui.
Per leggere l’atto di citazione di Alinghi clicca qui.
Per leggere il certificato di provenienza delle vele clicca qui.
Per leggere l’affidavit di John Rousmaniere, storico della Coppa America, clicca qui.
AMERICA’S CUP, DEFENDER SUBMITS CONSTRUCTED IN COUNTRY OPPOSITION PAPERS AND A COUNTER MOTION
[Alinghi Press Release] Société Nautique de Genève, the 33rd America’s Cup defending yacht club, today presented its opposition arguments to the New York Supreme Court in response to Golden Gate Yacht Club’s ninth lawsuit; a misguided interpretation of the ‘constructed in country’ requirement of the Deed of Gift, the event’s governing document. Société Nautique de Genève’s comprehensive set of papers reaffirms its interpretation that only the ‘yacht or vessel’ has to be constructed in the country of the club holding the Cup, and that sails do not.
Société Nautique de Genève’s affirmations are supported by historical precedent, as reflected in the expert declaration of John Rousmaniere, a leading America’s Cup historian, ‘the donors of the original Deed of Gift never contemplated limits on foreign sails or foreign sail technology. Those donors, in fact, hoisted British sails in first winning the Cup with the schooner America. In fact, in adding the CIC clause to the Deed in 1882, George Schuyler, the last surviving donor, sought to ensure that the Cup remained a genuinely competitive event, while preserving the Cup’s international character. He thus struck that balance by limiting the CIC requirement only to a competing vessel’s hull, but not its sails.’
Additional documents presented to the court confirm that Golden Gate Yacht Club’s CIC claim is factually wrong: Société Nautique de Genève’s sails were constructed in Switzerland and this fact is supported by an affidavit from Tom Whidden, president of North Sails, and an official certificate of Swiss origin from the Swiss Chamber of Commerce.
“Société Nautique de Genève is certain of our yacht’s Deed compliance, including the ‘constructed in country’ provision and our interpretation is supported by the language of the Deed, historical precedent, and by the Cup donor’s intentions,” said Fred Meyer, vice-commodore of Société Nautique de Genève. “In any event, Golden Gate Yacht Club’s CIC claim is factually wrong and we have submitted to the court substantial evidence proving that our sails are Swiss made. It is our view that we should go racing on 8 February. Golden Gate Yacht Club should end their legal strategy to try to delay the Cup and to try to gain competitive advantage over the Defender and should proceed with the competition on the water. If they wish, however, to pursue their latest lawsuit, then the judge should have a close look at BMW Oracle Racing’s yacht, which does not comply with Golden Gate Yacht Club’s own interpretation of the Deed,” he concluded.
‘Constructed in country’ counter motion
In parallel to the opposition papers, Société Nautique de Genève has presented a counter motion stating that, should Golden Gate Yacht Club’s interpretation of the CIC in the Deed of Gift be validated by the Court, then its own boat would be illegal. Affidavits from a number of leading experts in the field of yacht design, such as Duncan MacLane and Nigel Irens, support the fact that Golden Gate Yacht Club’s trimaran is in fact a French-designed boat and not American, as supported by photographic exhibits the boat also includes a number of non-American constructed elements. In addition, BMW Oracle Racing‘s yacht is not even a sloop, propelled by sails, with a main and a jib, as declared in the American club’s certificate of challenge, but a wing-mast rig.
Société Nautique de Genève’s set of documents showcases how this latest motion by Golden Gate Yacht Club is in contravention of the spirit of the Deed of Gift and how Larry Ellison’s yacht club has forgotten the call for friendly competition between nations.
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